di Dott. Giuseppe Pepe
Ovunque si coltivi la vite si nasconde sempre qualche nemico, a volte visibile, molte altre no.
In questo secondo caso però sono comunque ben visibili i danni, alcuni dei quali ben noti a viticoltori e vignaioli.
Passeggiando per i filari di vite da inizio estate, fino alla raccolta, non potrai fare a meno di notare, praticamente ovunque, sintomi quali:
- foglie accartocciate;
- ingiallimenti o arrossamenti a seconda se coltivi bacche gialle o nere;
- ritardi non uniformi nella maturazione dei grappoli;
- bacche piccole e in minor quantità.
Non potrai non fare a meno di notare, anche se in piccola parte, almeno uno di questi sintomi perché trattasi di una delle più importanti virosi della vite, sia per diffusione che per rilevanza di danno economico, quella che tutti conosciamo con il semplice, esaustivo e “volgare” nome di accartocciamento fogliare.
Andiamo a vedere di cosa si tratta!
Indice
Cos’è la virosi della vite?
“Il ruolo infinitamente grande dell’infinitamente piccolo” (Louis Pasteur)
Questa malattia è una virosi causata da virus floematici tubuliformi per lo più appartenenti ad una decina di specie del genere Ampelovirus, famiglia Closteroviridae, nominati con la sigla GLRaV che sta per Grapevine Leafroll associated Virus e un fantasioso numero progressivo per distinguerli gli uni dagli altri.
Le prime tracce storiche di questa malattia risalgono all’Ottocento del secolo scorso, in Francia, mentre in Italia se ne inizia a parlare intorno al 1960.
L’incidenza della virosi è significativa, praticamente presente ovunque si coltivi la vite, con danni produttivi di rilevanza variabile, anche fino al 50%.
Tralasciando i paroloni difficili, quel che interessa, se sei un coltivatore, un vignaiolo o semplicemente uno che ci tenga a poter continuare a bere un buon bicchiere di vino, è riconoscere il nemico per evitarne i danni.
Come riconoscere i sintomi
Come si presenta?
Beh il nome dice tutto, come la saggezza contadina!
I primi sintomi riconoscibili della virosi della vite si presentano all’inizio dell’estate, e sono per l’appunto rappresentati da:
- accartocciamenti fogliari verso il basso;
- asimmetria, frastagliatura e dentatura delle foglie accentuata;
- accorciamento, irregolarità e/o appiattimento degli internodi;
- scarsa allegagione, aborti fiorali.
La produzione e lo sviluppo dei grappoli si riduce, così come anche il tenore zuccherino e, fin quando sarà valida la conversione zucchero-alcool (massa/volume) durante i processi di fermentazione, di vino.
Altri sintomi causati dagli stessi virus si presentano maggiormente in primavera e tendono ad essere meno presenti in estate, questi vengono definiti come Mosaico giallo. In quest’ultimo caso si riscontrano chiazze giallastre (ma anche rossastre nelle cultivar a bacca nera) più o meno estese sulla lamina fogliare, senza interessare le nervature, facilmente confondibili con carenze nutritive.
(Foto Hansen 2011)
Per questo si fa riferimento, ai fini di individuare l’agente virulento, ad opportuni test di laboratorio sierologici e molecolari previa una corretta procedura di campionamento.
Infine, in inverno, prima della potatura, si possono riscontrare alterazioni a carico dei tralci, a partire dalla parte basale.
In alcuni casi, in base anche all’età di impianto, si possono verificare indebolimento e deperimento progressivo dei ceppi che possono condurre alla morte del soggetto vegetale con conseguenze sull’età media del vigneto.
Cultivar sensibili
I sintomi risultano maggiormente visibili sulle cultivar di Vite europea, mentre sono per lo più latenti in quelle americane.
Quelle maggiormente sensibili sono il Pinot noir, il Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Merlot, Barbera, Riesling, Chardonnay, Cortese.
Rimedi contro la virosi della vite
Il controllo della virosi della vite si basa essenzialmente sulla prevenzione e sul trattamento dei vettori.
Non esistono, al momento, prodotti capaci di combattere direttamente il virus ma tuttavia è possibile fare qualche cosa per limitare la trasmissione da pianta a pianta.
Il virus passa da vite a vite essenzialmente in due modi:
– attraverso vettori vegetali ovvero materiale di propagazione vegetale infetto;
– attraverso vettori animali quali cocciniglie varie e nematodi;
– attraverso l’utilizzo di attrezzature di taglio infette.
Più raramente può verificarsi una contaminazione mediante le acque di sgrondo o mediante movimentazione di terreno contaminato da nematodi portatori di virus.
Fatta conoscenza delle principali cause e mezzi di trasmissione, possiamo dire che mai e poi mai è consigliabile impiantare un vigneto su terreni precedentemente oggetto di virosi a meno che non si ricorra all’utilizzo di prodotti contro i nematodi, con il piccolo inconveniente legato alla tossicità.
Lotta alla virosi della vite in agricoltura biologica
In regime di agricoltura biologica negli ultimi anni si sta affermando la pratica del sovescio con Brassicaceae, dette anche crucifere, sfruttando il potere biocida degli essudati prodotti da queste ultime nei confronti dei nematodi.
In passato si consigliava di devitalizzare i ceppi virosati, prima di estirparli, a mezzo chimico a basso dosaggio (glifosate!) trattando le foglie ancora in attività immediatamente dopo l’ultima vendemmia.
Il periodo per l’estirpo è aprile o maggio dell’anno seguente il trattamento di devitalizzazione.
Stesso discorso vale anche per la lotta ai vettori quali cocciniglie, il consiglio convenzionale è di ricorrere a insetticidi, soprattutto nei vivai per la preparazione delle marze, a fine inverno, bagnando bene tronco e tralci.
Nella lotta biologica invece si possono usare sostanze con potere insetticida quali oli vegetali come olio di menta; olio di pino; olio di carvi; oli minerali; azadiractina o spinosad.
Un prodotto naturale con azione repellente nei confronti delle cocciniglie è il macerato di felce così come anche il macerato di ortica, applicabile anche in inverno, previa pulizia della pianta, il prodotto applicato fa si che il parassita non si ripresenti facilmente.
Mealybugs, Image source: The Escondido Grapevine
Su grosse superfici già attaccate, risulta maggiormente dispendioso procedere alla pulizia delle viti e successiva applicazione.
Inoltre sono ben note le capacità delle cocciniglie di annidarsi anche nei punti più nascosti dei tronchi di vite, quindi difficilmente individuabili, questo aumenta anche la difficoltà con la quale la particella di insetticida possa incontrare il parassita, diminuendo le probabilità di buona riuscita dell’intervento.
Maggiormente efficaci gli interventi insetticidi eseguiti in primavera, epoca in cui le neanidi si spostano sugli organi erbacei della vite.
Quello che si consiglia, per un prodotto ed un ambiente più sano e pulito è di utilizzare esclusivamente barbatelle garantite e certificate; rispettare un periodo di riposo del suolo di dodici mesi tra un estirpo e reimpianto, intervallati da sovescio con Brassicaceae o processi di solarizzazione.
In alcuni testi si consiglia addirittura un riposo di 5-7 anni per eradicare la virosi. Meglio però, anche economicamente ricorrere ad una rotazione di un paio di anni, magari con colture orticole di crucifere.
Conclusioni
In conclusione, quel che vale è il principio di precauzione, bisogna escludere quanto più possibile la presenza di piante ammalate fin dall’impianto del vigneto e tenere sotto controllo cocciniglie e nematodi; disinfettare gli attrezzi di taglio nel passaggio tra una pianta e l’altra; eliminare e distruggere i residui di taglio di piante infette.
Fondamentale è l’utilizzo di materiale certificato, rotazioni con colture da sovescio biocide nei confronti dei nematodi, ricorrere a repellenti e antagonisti delle cocciniglie, eliminare tempestivamente le piante virosate e controllare periodicamente lo stato fitosanitario della vigna e dei materiali di propagazione.
Con la raccomandazione, per il bene degli operatori agricoli e di tutta la comunità, di ricorrere nel minor modo possibile a prodotti tossici che inevitabilmente vanno a ritrovarsi nell’aria, nel suolo e … Nel vino!
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