di Antonino Crapanzano
Frassino, Fraxinus (Linnaeus, 1753) è un genere di piante, appartenenti alla famiglia delle Oleaceae, al quale appartengono circa 60 specie, alberi o arbusti a foglie decidue, originarie delle zone temperate e subtropicali dell’emisfero settentrionale e tropicali.
Questo genere di piante presenta una crescita rapida e sopravvive sia alle basse sia alle temperature elevate; resiste a condizioni ambientali abbastanza difficili come le zone inquinate, in presenza di salsedine e di forti venti.
Nel nostro Paese le specie, appartenenti al genere Fraxinus, più diffuse sono:
- Frassino maggiore o Frassino comune, Fraxinus excelsior (Linnaeus).
Molto frequente al centro-nord, al Sud e nelle isole è sostituito dal Frassino meridionale. Questa specie può raggiungere un’altezza che supera i 30 m. Il tronco di Fraxinus excelsior si presenta diritto e molto slanciato, ha una corteccia grigiastra e opaca, inizialmente liscia e più in alto solcata.
Le foglie sono decidue, imparipennate, quindi, in numero dispari e presenteranno da 7 a 13 segmenti ellittico-lanceolati. Le gemme invernali sono di colore nero. I fiori sono raggruppati in racemi e sbocciano prima delle foglie, da marzo ad aprile. Il frutto è una samara, con testa allungata che contiene il seme e un’ala stretta lanceolata.
La samara è un frutto secco indeiscente e monospermo, presenta un pericarpo espanso che forma una struttura membranosa chiamata ala, il cui compito sarà quello di sfruttare la forza del vento per consentire una maggiore diffusione del seme in essa contenuto.
Il legno di questa specie è duro, compatto ed elastico, di facile lavorazione e difficilmente deformabile. E’ una importante essenza forestale e viene largamente utilizzato sia nei parchi che nelle alberature stradali.
- Orniello o Frassino da manna, Fraxinus ornus (Linnaeus)
Originario dell’Europa meridionale e orientale, nel nostro Paese si trova fino a 1500 m al Sud e fino a 1000 m al Nord.
L’Orniello può raggiungere i 10 m di altezza, ha una elevata capacità pollonifera e presenta una chioma ampia e tondeggiante. Il suo tronco si presenta diritto, di colore grigiastro e rugoso. Le foglie sono composte, costituite da 5 a 9 foglioline ciascuna, ovali e lanceolate, con un margine seghettato e l’apice acuto.
Infine, i fiori sono riuniti in pannocchie di colore bianco crema e il frutto è una samara di dimensione comprese tra 2 e 3 cm e l’estremità dell’ala arrotondata.
Molto utilizzata come pianta ornamentale, viene coltivata per la produzione della manna, una sostanza zuccherina ricavata dalle incisioni effettuate nel tronco durante i mesi estivi e utilizzata grazie all’elevata presenza di mannite, il principio attivo più abbondante, principalmente come lassativo.
Il liquido che fuoriesce dal tronco può essere raccolto lungo il tronco oppure al piede dell’albero; nel primo caso formerà i cosiddetti cannoli, nel secondo caso, quando viene raccolto ai piedi della pianta, prenderà il nome di manna in sorte. In Sicilia, sulle Madonie, esistono ancora oggi coltivazioni per la produzione della manna.
- Frassino meridionale o Frassino ossifillo, Fraxinus angustifolia (Vahl, 1804)
Il Frassino meridionale in Italia lo troviamo in tutte le regioni; è diffuso in Europa meridionale, dalla Penisola Iberica alla Francia al Caucaso.
Questa specie può raggiungere i 25 m di altezza, ha una chioma piuttosto densa, espansa in senso orizzontale e compatta. Il tronco si presenta di colore bruno chiaro e screpolato in piccole placche quadrangolari.
Le foglie sono decidue, picciolate e opposte, imparipennate con 5-13 segmenti lanceolati e possono avere lunghezza fino a 20 cm. I fiori si sviluppano durante l’inverno raggruppati in racemi e sono privi di perianzio. Il frutto è una samara di forma lanceolata con l’estremità acuta.
Il Frassino meridionale viene utilizzato nei viali e nei parchi come pianta ornamentale, inoltre è molto utilizzato nell’arredo urbano in quanto il suo legno è meno pregiato di quello del Frassino maggiore o Frassino comune.
La manna di Fraxinus angustifolia è meno pregiata, ha un sapore meno dolce e non presenta la colorazione bianco-candida tipica della manna prodotta da Fraxinus ornus; per contro, la produzione della varietà di Fraxinus angustifolia è più precoce, sin dagli inizi di luglio, e abbondante rispetto a quella di Fraxinus ornus.
Indice
Foglie macchiate del frassino: agenti causali
La foglie macchiate del frassino possono essere dovute all’azione di diversi agenti causali che attaccano varie parti della pianta ma anche le foglie.
Le principali cause che determinano la comparsa di foglie macchiate del frassino sono:
- il giallume del frassino;
- l’oidio o mal bianco;
- Metcalfa pruinosa.
Giallume del frassino
Il giallume del frassino è causato da un fitoplasma che viene chiamato Candidatus Phytoplasma fraxini (Griffith et al., 1999), mancante della parete cellulare. Non è presente nel nostro Paese ma si trova negli Stati Uniti centrali e in Canada centrale e orientale.
L’epoca di comparsa dei sintomi e la presenza delle foglie macchiate corrisponde con la ripresa vegetativa del frassino e continua per tutto il periodo estivo. I principali sintomi della malattia si manifestano sulle foglie mature con la comparsa di aree decolorate e clorotiche.
I nuovi germogli presenteranno una crescita irregolare. Le giovani piante che saranno attaccate in maniera grave andranno incontro a morte.
La comparsa del giallume del frassino e delle foglie macchiate saranno favorite dalla vicinanza con altre piante infette o dalla possibile presenza di insetti vettori.
Infine, non esistono metodi di difesa che permettono di controllare efficacemente questi fitoplasmi ma è consigliabile eliminare e distruggere i rami infetti.
Foglie macchiate del frassino: oidio o mal bianco
Le cause responsabili dell’oidio o mal bianco sono diversi agenti fungini appartenenti agli Ascomiceti come Phyllactinia guttata, Sphaerotheca spp., Podosphaera spp., Microsphaera spp. La manifestazione della malattia comincia con la comparsa e la crescita di un feltro micelico sulla pagina superiore delle foglie e degli organi verdi.
Le macchie, che inizialmente sono tondeggianti, confluiscono tra di loro formando un unico micelio biancastro. Il patogeno differenzia nuovi conidi che, diventati maturi, vengono trasportati dal vento sugli altri organi verdi della pianta sui quali daranno origine a nuovi centri di infezione.
La malattia diventerà grave se le foglie macchiate del frassino saranno quelle giovani, in accrescimento, perché viene ridotta la capacità fotosintetizzante della pianta in un periodo molto delicato; queste giovani foglie diventeranno di colore giallo e potranno cadere dall’albero.
Se ad essere attaccate saranno i germogli in accrescimento e le foglie in fase di distensione, si avranno malformazioni. Sulle foglie mature gli attacchi di oidio causeranno la parziale riduzione della resa fotosintetica delle stesse.
Quando il fungo infesta una elevata percentuale della chioma, verrà rovinata l’estetica della pianta e risulteranno ridotti i prodotti della fotosintesi, sia destinati alla crescita della pianta sia destinati alla riserva.
Lo sviluppo del fungo è favorito da un clima temperato-caldo con una elevata umidità relativa; la sua diffusione avverrà durante l’intera stagione vegetativa e le infezioni rallenteranno durante i mesi più caldi.
I metodi di difesa che consigliamo di mettere in pratica sono, per quanto riguarda le pratiche agronomiche, la potatura che consentirà di evitare l’accumulo di umidità all’interno della chioma. In caso di comparsa dei primi sintomi, possono essere utilizzati prodotti chimici per contenerne l’espansione.
Metcalfa pruinosa
Metcalfa pruinosa è un insetto polifago, appartenente all’ordine dei Rincoti, che compie una generazione all’anno.
La sua presenza sul frassino non causa la comparsa di foglie macchiate ma formerà delle secrezioni cerose che avranno un aspetto simile al cotone, insieme alla produzione di melata e alle punture trofiche porteranno all’asfissia della pianta facendola deperire.
La difesa viene effettuata, in primavera, contro gli stadi giovanili ancora non in grado di difendersi. Per rimuovere la melata e le secrezioni cerose verranno eseguiti lavaggi con acqua e bagnanti detergenti o nitrato potassico; in seguito, i trattamenti verranno fatti con l’utilizzo di piretroidi.
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