L’innesto è una delle pratiche più conosciute in agricoltura. Pochi sanno che proprio della parola innesto, ovvero “aggiungere” si trova la base di questa tecnica. Quindi l’innesto è la pratica di aggiungere delle parti vegetali diverse alla pianta coltivata o alla pianta in questione. Più nello specifico l’innesto consiste nell’unire, nel vero senso della parola i tessuti di due piante.
Ovviamente questa tecnica non viene fatta a caso, ma ha degli obbiettivi e degli specifici scopi. Di fatto la pratica agricola dell’innesto si prefigge due punti fondamentali.
Molte volte, e quasi sicuramente a tutti gli appassionati e non di piante, sarà successo di avere delle varietà di piante resistenti alle malattie e invece altre varietà che non sono resistenti ma che producono fiori o frutti di qualità migliore.
Il primo obbiettivo quindi dell’innesto è quello di unire queste due varietà per crearne una sola che abbia le migliori caratteristiche delle due piante in questione. E quindi in questo caso robustezza e migliore produzione.
Creando così una terza pianta che è la fusione di queste due. L’altro beneficio che apporta la tecnica dell’innesto è il fatto che le piante innestate entrano in termini di tempistica molto prima in produzione, rispetto a tutti gli altri tipi di pratiche come ad esempio per talea.
Molto spesso chi opera nell’ambito del giardinaggio, utilizza la tecnica dell’innesto per creare delle piante che dal punto di vista estetico sono davvero decorose. Discorso chiaramente diverso per chi invece pratica nel campo dell’agricoltura, dove i fini estetici sono secondari ma ciò che conta è la produzione. In questi casi infatti l’innesto è davvero utile ai fini produttivi.
Ovviamente una regola base da eseguire per far sì che la nostra operazione vada a buon fine è quella di innestare due piante appartenenti alla stessa famiglia e non di un altro tipo. Mescolando i generi si rischia solamente di non ottenere nulla, o addirittura di arrivare alla morte della pianta stessa. Molto spesso di fatto gli innesti si effettuano con piante affini o con caratteristiche compatibili. Un esempio tra tutti e più conosciuto può essere quello tra melo e pero.
L’innesto viene praticato su una pianta, chiamata “portinnesto” oppure “ospitante” considerata la pianta principale, questa viene selezionata per le caratteristiche del suo apparato radicale e sono essenzialmente alberi da frutto, ovvero specie arboree e legnose, è importante questa precisazione perché gli innesti non si creano a differenza su piante erbacee. L’altra pianta, considerata appunto quella da ospitare, viene selezionata e scelta per altri tipi di caratteristiche come quelle delle foglie o dei frutti. Questa pianta invece prende il nome di “marza”.
Esistono prevalentemente due tipi di innesti, che ora vi spiegheremo: l’innesto a gemma e l’innesto a marza.
Indice
L’INNESTO A GEMMA E A MARZA
L’innesto chiamato a “gemma” consiste principalmente nel prelevare una gemma, chiamata anche “occhio” da una pianta, (quella che ovviamente abbiamo individuato con le caratteristiche migliori), a questa pianta verrà poi inserito un robusto portainnesto.
Il primo passaggio è quello di creare un’incisione a forma di T sul portainnesto rialzando poi leggermente i lembi della corteccia. Dopo aver effettuato questa incisione, bisogna inserire la gemma in questione. Il passaggio successivo è quello di legare l’innesto con un laccio da innesto per poter permettere un buon fissaggio.
Quando tutto il procedimento sarà svolto, l’innesto avrà attecchito e fatto il suo corso, il nastro si slegherà facendo nascere il primo germoglio della nuova pianta. Questo tipo di innesto è ideale per il melo, pero, agrumi, albicocco e pesco, senza dimenticare alcune varietà di fiore come ad esempio le rose.
Per quanto riguarda l’innesto a marza, che viene anche chiamato “a spacco comune” non ci sono molte differenze rispetto a quello che abbiamo appena descritto. La differenza principale consiste nel prelevare una talea più grande, o più di una talea, facendo attenzione che siano dotate ognuna di almeno 2 o più gemme e saranno poi queste che andranno inserite nel portainnesto.
È giusto citare un altro tipo di innesto che può verificarsi spontaneamente in natura, senza l’aiuto dell’uomo, ovvero l’innesto per approssimazione. L’esempio semplice è quando due rami tra di loro si congiungono. Questo tipo di innesto si presenta quando due piante oppure due alberi crescono molto vicini tra di loro.
QUANDO EFFETTUARE L’INNESTO
Ora vi starete chiedendo quando sia il miglior momento per creare l’innesto. Purtroppo non esiste un’unica risposata esatta. Il periodo ideale cambia in base al tipo di innesto.
Partendo dall’innesto a gemma possiamo distinguere due tipi: l’innesto vegetante o dormiente. L’innesto vegetante viene effettuato in primavera o nei periodi estivi mentre l’innesto dormiente, viene effettuato a fine estate, lasciandolo appunto “dormire” per tutto il periodo invernale e aspettando la primavera prossima per la rinascita.
Per quanto riguarda gli innesti a marza, il periodo ideale corrisponde tra la fine dell’ inverno oppure l’inizio della primavera.
E se noi troviamo difficoltà a creare un innesto soltanto, sicuramente questa tecnica risulta molto semplice al professore d’arte Sam Van Aken che ha creato l’Albero dai 40 frutti! Ebbene sì, un albero che produce frutti di 40 diverse varietà. Battere questo record sarà un’impresa davvero difficile…
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