Se c’è una cosa che chi opera nel settore primario sa bene è che l’attenzione alle regole e alle procedure è parte fondamentale del processo.
Seguire le normative, nazionali e locali, è molto importante perché garantisce di tenersi lontano dai guai burocratici e, allo stesso tempo, di avere prodotti pronti per essere distribuiti sul mercato e far felici tutti coloro che fanno parte della filiera.
Molti, spesso, pensano che le regole di coltivazione e la regolazione di ciò che si può o non si può fare, sia relegata solo a coloro che scelgono di intraprendere la strada dell’agricoltura biologica.
La realtà dei fatti, però, è molto più complessa e le strategie di difesa che un’azienda agricola può mettere in pratica sono di 3 tipi:
- Difesa integrata obbligatoria
- Difesa integrata volontaria
- Agricoltura biologica
Capiamo cosa si intende con le ultime due tecniche di difesa.
Indice
Difesa integrata obbligatoria: cosa significa?
In Italia, infatti, tutte le produzioni agricole vengono realizzate, già dal 2014, con le tecniche di “difesa integrata obbligatoria”.
In questo caso, siamo davanti al livello base di protezione, introdotto con l’art. 19 del D.Lgs. 14 agosto 2012 n. 150).
Tutte le aziende agricole, quindi, possono usare mezzi chimici, ma il loro impiego deve essere sempre giustificato. In più, È previsto che l’ente pubblico, ovvero la Regione, metta a disposizione servizi di monitoraggio e di informazione atti a promuovere l’assistenza tecnica e la consulenza agli utilizzatori professionali (ovvero coloro che decidono come e quando intervenire) sulla difesa fitosanitaria integrata.
Gli utilizzatori professionali, quindi, devono disporre direttamente di queste informazioni:
- Dati meteorologici per il territorio di interesse
- Dati fenologici e fitosanitari forniti dalla rete di monitoraggio
- Bollettini territoriali di difesa integrata per le principali colture
- Materiale informativo e/o manuali per l’applicazione della difesa integrata
Poi c’è la difesa integrata volontaria
Per le aziende agricole che intendono applicare regimi ancora più “cautelativi” per l’ambiente e la sostenibilità, c’è un ulteriore livello di protezione ovvero la “difesa integrata volontaria”, introdotta dall’ art. 20 – D.Lgs. 14 agosto 2012 n. 150.
In questo caso, le aziende si impegnano ad applicare i disciplinari di produzione integrata approvati ufficialmente dalle Regioni.
I disciplinari riportano importanti informazioni per ciascuna coltura, come:
- Avversità
- indicazioni sui rilievi da effettuare e i criteri di intervento
- i PF ritenuti efficaci e le limitazioni al loro impiego
A questo, vanno ad aggiungersi le limitazioni all’impiego dei PF stabiliti nei disciplinari (chiamate anche Linee Tecniche di Difesa Integrata), che tengono conto dei seguenti criteri:
- L’efficacia verso l’avversità
- Minimizzare i rischi per la salute dell’uomo, tenuto conto della tossicità acuta e cronica dei PF
- Minimizzare i rischi per l’ambiente, tenuto conto della persistenza, mobilità nel suolo, ecotossicologia
- Selettività nei confronti degli organismi utili
- Selettività per la coltura
- Residualità sulla coltura con particolare riferimento alla parte edule
- Prevenzione dei fenomeni di resistenza
- Sostenibilità economica
C’è un però.
Quando si sceglie di aderire al regime di difesa integrato volontario, l’agricoltore si impegna ad applicare tutti i vincoli previsti dai “disciplinari di difesa integrata regionale”: questo vuol dire che ognuna delle 21 regioni e province autonome del nostro Paese ha delle normative proprie che vengono aggiornate ogni anno.
Tradotto, in Italia esistono ben 21 diversi modi di produrre lo stesso alimento in “difesa integrata volontaria”.
Inoltre, ogni regione può pubblicare specifiche deroghe legate all’uscita di nuovi prodotti, collegate a particolari condizioni climatiche o allo sviluppo inaspettato di alcuni parassiti o patogeni.
Ogni agricoltore, quindi, dovrà essere a conoscenza del disciplinare della propria regione e controllare se ci sono effettivi cambiamenti alla normativa.
Come fare?
Ovviamente, tenersi aggiornati su tutti i potenziali cambiamenti che le istituzioni regionali mettono in atto può essere particolarmente dispendioso in termini di energie e di tempo.
Ecco perché sempre più agricoltori cercano modi smart ed efficienti per non correre rischi ed essere sempre aggiornati.
In articoli precedenti, vi abbiamo parlato di QdC® – Quaderno di Campagna®, ovvero un software che, grazie al cloud, è sempre aggiornato su tutto ciò che bisogna sapere quando si parla di registro dei trattamenti o etichette dei fitofarmaci.
Ecco, qui potrete trovare anche tutti i disciplinari di produzione e le deroghe per ogni coltura, organizzate in base alla regione. Questo, sicuramente, vi aiuterà nella scelta della soluzione giusta per eseguire correttamente i trattamenti nel rispetto della normativa.
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