L’11 ottobre 2017 è una data da cerchiare sul calendario per tutti i produttori di grano duro. Proprio nella giornata di martedì la Bmti ovvero la Borsa Merci Telematica Italiana, ha reso noti i dati sul rilevamento dell’import di grano duro da parte di tutti i paesi non appartenenti all’Unione Europea.
I rilevamenti si riferiscono al mese di settembre di quest’anno e sono stati comunicati direttamente dalla DG (Agricoltura della commissione europea). Il primo dato che balza all’occhio sono le 250 tonnellate di granoturco importate, che corrisponde a circa il doppio rispetto allo stesso mese dell’anno 2016.
Questo dato ovviamente ha scosso anche tutti gli altri parametri, portando il prezzo del grano duro all’ingrosso al -2% (dato riferito al cereale italiano). E se questi dati già sono importanti e significativi, lo è ancora di più il dato rilevato a Foggia nel mese di agosto, dove si è calcolato un -3,34%, ancora inferiore rispetto alla media nazionale corrispondente appunto al 2% rilevata dalla Borsa Merci Telematica Italiana. Proprio a Foggia, la situazione non si prospetta delle migliori, dal primo dato rilevato la situazione non è mai cambiata, ma ha registrato un continuo peggioramento con stime che si pensa possano arrivare a -5,42%, un dato che fa riflettere in tutti i sensi.
I dati rilevati sempre l’11 ottobre registrano un’apparente stabilità per quanto riguarda i prezzi. Tenendo sempre Foggia come dato indicativo, nell’ultima rilevazione effettuata ad inizio ottobre si segna un prezzo corrispondente a 222,50 euro. A distanza di due mesi, paragonando quindi i dati di fine agosto con questi di inizio ottobre c’è uno squilibrio corrispondente al -4,30%. Se nelle tre sedute di rilevamento effettuate appunto durante il mese di Agosto, quest’anno i valori minimi e quelli massimi corrispondevano a 235/240, oggi si parla di un prezzo minimo stimato a tonnellata di 222 e un massimo di 227 euro.
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Quali sono quindi le cause di queste quotazioni?
Ovviamente dietro a questi dati ci sono da analizzare diversi fattori che incidono in maniera aggressiva e determinante. Il primo fattore imputabile è sicuramente quello relativo alla grandi scorte di grano duro presenti nel nostro paese e non solo, ma anche in diversi territori extra UE. Questo fattore quindi rimbalza sulla domanda di pastifici e produttori, che si vedono costretti a terminare le scorte.
Il secondo fattore, forse più determinante, è il raddoppio dell’importazione di grano duro dall’estero. La forte e ampia offerta del mercato non italiano ha inciso in maniera rilevante sulle quotazioni, di fatto il prezzo è sceso del -2% su base mensile, registrando prezzi medi corrispondenti a 230 euro a tonnellata. A parlare chiaro sono proprio i dati resi noti dalla DG ( Agricoltura della commissione europea) che segnalano una forte importazione di grano duro da parte di tutti i paesi extra UE, ed in particolar modo ci si concentra sul Canada che si classifica al primo posto tra i paesi importatori. È stato calcolato un import italiano di 250 tonnellate, dato strabiliante considerando che è quasi il doppio rispetto alle medesime registrazioni effettuate nel 2016.
Concentrandoci ancora sul caso di Foggia, questa volta non si nota una grande sproporzione tra il prezzo del vecchio raccolto e quello nuovo. Si parla di un aumento del 19,47% rispetto al prezzo degli inizi di Giugno, dove era stato reso noto proprio a Foggia che il prezzo del grano duro fino aveva raggiunto una quotazione di 190 euro a tonnellata.
L’ultimo dato rilevato da ISMEA, effettuata il 4 ottobre, sempre a Foggia, aveva rilevato una quotazione corrispondente a 222,50 euro a tonnellata, ben diverso dal prezzo medio nazionale rilevato sempre da ISMEA a fine agosto, di 232,40 euro. Questa differenza si traduce con un netto -4,30% di perdita.
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