Cosa sono i fitoregolatori? Cosa sono i biostimolanti? Quando è bene utilizzarli? Quali sono le giuste dosi?
Siamo qui per fare un po’ di chiarezza riguardo ciò che c’è da sapere sui fitoregolatori e sui biostimolanti.
Indice
Cosa sono i Fitoregolatori?
I fitoregolatori sono composti organici che, se utilizzati anche solo in bassissime concentrazioni, sono in grado di modificare alcuni processi fisiologici delle piante.
Ne fanno parte sia composti già presenti nelle piante (ormoni vegetali o fitormoni), sia composti di sintesi che, anche se strutturalmente diversi dai fitormoni, producono sulle piante effetti simili.
I fitoregolatori di sintesi, detti anche stimolanti, possono essere considerati un valido strumento per il controllo di alcuni processi biologici delle piante, come:
- Germinazione
- Crescita
- Radicazione
- Fioritura
- Allegagione dei frutti
- Maturazione dei frutti
- Senescenza
- Abscissione
Vediamo insieme alcuni tipi di fitoregolatori (stimolanti).
Fitoregolatori dell’Allegagione
La possibilità di stimolare, in assenza di fecondazione, lo sviluppo dei frutti per mezzo di sostanze di tipo ormonale è nota fin dal 1936.
L’uso degli stimolanti dell’allegagione, detti alleganti, riguarda soprattutto il pomodoro, specialmente se coltivato in serra, ma anche in colture precoci di campo aperto. Gli alleganti vengono usati anche per altre peperone, melanzana, zucchino, melone, fragola e carciofo.
I prodotti utilizzati come alleganti sono gli acidi clorofenossipropionico (CPA), naftalenacetico (NAA), metetolilftalmico (MNTP) e betanaftossiacetico (NOA), paraclorofenossiacetico (PCPA).
Gli alleganti vengono usati in trattamenti spray sul grappolo fiorale ma bisogna fare attenzione alle dosi perché possono anche avere effetti negativi: il trattamento sull’intera pianta produce effetti negativi sullo sviluppo vegetativo e una resa minore in termini di frutti allegati. Inoltre, la maggiore taglia dei frutti del primo ciclo (palco) può causare una riduzione di produzione nel secondo ciclo e, soprattutto se si utilizzano dosi troppo elevate si possono verificare malformazioni dei frutti: si possono avere frutti “umbonati” (con apice stilare allungato) o frutti “scatolati” (con cavità placentari molto sviluppate).
Fitoregolatori della Maturazione
Questi prodotti vengono utilizzati soprattutto per melone, pomodoro e peperone. Si utilizzano per anticipare e aumentare la contemporaneità di maturazione dei frutti, con vantaggi anche in relazione alla possibilità di realizzare la raccolta meccanica, e accelerare la maturazione post-raccolta dei frutti stessi.
Il trattamento alle colture con questi stimolanti, effettuato circa 2 settimane prima della data prevista per la raccolta, viene generalmente effettuato con ethephon.
L’ethephon ha anche effetti positivi sulla colorazione dei frutti. Tuttavia, se le dosi di impiego sono eccessive o se i trattamenti vengono effettuati durante le ore di maggiore insolazione, si possono al contrario avere effetti negativi sulla colorazione e sulla forma dei frutti (leggi anche “marciume apicale del pomodoro“).
Per i trattamenti ai frutti già raccolti, l’uso dell’ethephon è vietato dalla legge, ma è consentito l’uso di etilene puro in celle ad atmosfera controllata.
Fitoregolatori della Radicazione
Questi prodotti sono molto usati nel settore vivaistico per stimolare la radicazione delle talee: generalmente si usano auxine sintetiche come l’acido indolbutirrico (IBA) e l’acido naftalenacetico (NAA).
Fitoregolatori della Fioritura
Anche questi adatti soprattutto al settore vivaistico, sono utilizzati per poter disporre di piante fiorite in periodi dell’anno prefissati: si possono utilizzare diverse sostanze, quali etilene, ethephon, auxine, acido gibberellico.
Fitoregolatori della Crescita (brachizzanti)
Sono usati soprattutto nei vivai per le piante in vaso, in modo da controllare la taglia ed ottenere piante di aspetto compatto: tra i principi attivi più largamente usati ricordiamo il cloruro di clorocolina (CCC) e il paclobutrazolo (PP-333). Utilizzati anche per i tappeti erbosi (es. trinexapac-ethyl).
Agricoltura Biologica
In agricoltura biologica è consentito l’uso di stimolanti, a patto che siano di derivazione naturale e per questo motivo prendono il nome di biostimolanti.
Cosa sono i Biostimolanti?
I biostimolanti sono dei materiali biologici che applicati in piccole quantità promuovono la crescita delle piante (Zhang e Schmidt, 1997).
Essi sono diversi dai fertilizzanti perché promuovono la crescita delle piante se applicati a piccole dosi (Kauffman et al., 2007).
Apportano, ad un altro fertilizzante, al suolo o alla pianta, sostanze che favoriscono o regolano l’assorbimento degli elementi nutritivi o correggono determinate anomalie di tipo fisiologico (D.Lgs. 75/2010 e successiva modifica del 10.07.2013).
Possono essere anche sostanze e/o microrganismi che, applicati alla pianta o alle radici, stimolano dei processi naturali che migliorano l’efficienza di assorbimento e assimilazione dei nutrienti, la tolleranza agli stress e la qualità del prodotto (definizione data dall’European Biostimulants Industry Council, istituito nel 2011 e formato da aziende europee del settore).
Acidi Umici
Gli acidi umici fanno parte delle sostanze che provengono dalla decomposizione della sostanza organica e dall’attività metabolica dei microrganismi nel suolo.
- Migliorano l’assorbimento dei nutrienti aumentando la superficie radicale, stimolando l’attività dei trasportatori dei nutrienti e degli enzimi coinvolti nel processo di assimilazione.
- Attivano il metabolismo secondario e l’accumulo degli antiossidanti.
- Aumentano la tolleranza agli stress abiotici.
- Aumentano la resistenza ai patogeni.
- Possono essere vettori di microrganismi utili nella rizosfera (radici).
Alghe
Vengono prodotti per estrazione da alghe rosse, verdi o brune. Contengono polisaccaridi, fitormoni (es. auxine e citichinine), fenoli e sali minerali.
- Favoriscono la resistenza ai funghi e la difesa dagli insetti e dai nematodi.
- Aumentano la tolleranza agli stress favorendo un maggior sviluppo radicale, un migliore stato nutrizionale, una più efficiente osmoregolazione e un aumento dell’attività di enzimi di difesa da stress ossidativo.
Idrolizzati proteici
Sono dei composti che contengono una miscela di aminoacidi e peptidi, ottenuti per idrolisi chimica, enzimatica o mista di proteine di origine animale o vegetale. Possono contenere anche fitormoni.
- Possono migliorare lo stato nutrizionale delle piante: rappresentano una fonte diretta di azoto e per questo possono complessare i nutrienti prevenendone la precipitazione (stimolano enzimi coinvolti nell’assorbimento e nell’assimilazione dei nutrienti).
- Aumentano la tolleranza agli stress biotici (maggior sviluppo radicale, migliore stato nutrizionale, aumento della stabilità delle membrane cellulari, accumulo di osmoliti, aumento degli antiossidanti, cambiamento del bilancio ormonale).
- Migliorano la qualità dei frutti (stimolano la fotosintesi, attivano il metabolismo secondario, apportano precursori responsabili di aromi, colori e sapori).
- Riducono l’accumulo dei nitrati.
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