Una ben precisa pianta africana cresce solo sopra dei potenziali giacimenti di diamanti?
È quanto sostiene il geologo dell’Università della Florida Stephen Haggerty che ha pubblicato sulla rivista “Economic Geology” uno studio in cui afferma di avere scoperto una straordinaria correlazione tra la presenza di una particolare pianta tropicale, il Pandanus Candelabrum, e i giacimenti di kimberlite, la roccia madre del diamante.
Haggerty, che è anche uno dei dipendenti principali della società mineraria di diamanti “Youssef Diamond Mining Company, dagli anni ’70 esplora la zona nord-occidentale della Liberia alla ricerca delle pietre preziose più famose al mondo.
Nel 2013 ha scoperto due nuovi giacimenti di kimberlite, il primo lungo 500 metri e largo 50 metri ed un altro distante 50 km a sud-est sulla cui superficie cresceva una frondosa pianta tropicale, poco studiata dalla comunità scientifica internazionale, il Pandanus Candelabrum.
Indice
Come nascono i diamanti e come raggiungono la superficie terrestre
I cristalli di diamante si sono formati, in milioni di anni, nel mantello della Terra, dove si sono verificate le condizioni di altissima pressione e calore necessarie alla loro formazione.
I diamanti, che provengono da varie centinaia di chilometri di profondità, sono inglobati nella roccia vulcanica kimberlite e percorrono la lunga distanza che li separa dalla superficie terrestre attraverso movimenti tellurici, eruzioni, e spostamenti delle placche tettoniche.
Perché il Pandanus Candelabrum cresce sopra la kimberlite
Il Pandanus Candelabrum è una pianta che si innalza fino a 10 metri da terra, ha delle radici aeree molto sviluppate, simili a quelle delle mangrovie, e imponenti fronde spinose che gli abitanti del luogo utilizzano per coprire i tetti delle proprie abitazioni.
Haggerty nel suo studio intitolato “Discovery of a Kimberlite pipe and recognition of a diagnostic botanical indicator in NW Liberia” ipotizza che questa pianta si sia adattata ai suoli ricchi di magnesio, potassio e fosforo, fertilizzati dalla vicina roccia kimberlite e per questo vi cresca sopra.
Le conseguenze della straordinaria scoperta della pianta che cresce sopra i diamanti: quanti diamanti si potranno trovare?
Qualora fosse dimostrato che il Pandanus candelabrus è il primo indicatore botanico per scovare i filoni di kimberlite ciò cambierebbe drasticamente il modo attraverso cui vengono esplorati i territori dell’Africa occidentale dato che la mappatura della pianta, da effettuare tramite satelliti o aeroplani, potrebbe semplificare il ritrovamento e lo sviluppo di giacimenti di diamanti.
Ovviamente questa nuova scoperta ha un impatto “geograficamente limitato” ai tropici ma offre apre anche nuovi spunti di ricerca per trovare altri indicatori botanici per kimberlite in altre regioni del mondo come la tundra artica e le foreste del Nord America e della Eurasia dove già sono stati scoperti dei giacimenti della roccia madre dei diamanti.
Le indagini di Stephen Haggerty ancora in corso serviranno a accertare se è economicamente conveniente avviare una campagna di scavo per verificare l’effettiva presenza di diamanti nel sottosuolo.
Anche la comunità scientifica attende i risultati definitivi della ricerca perché i diamanti estratti potrebbero fornire importanti dati sull’antica composizione del mantello terrestre risalenti a circa 125 milioni di anni fa, il periodo in cui si formò la frattura tra l’America Meridionale ed l’Africa che diede origine all’Oceano Atlantico.
Chi è alla ricerca di diamanti però sa bene che trovare dei camini diamantiferi di kimberlite, condotti di roccia vulcanica a forma di cono con un diametro di qualche centinaio di metri, non significa automaticamente aver trovato una miniera redditizia: su circa 6000 filoni di kimberlite scoperti nel mondo circa 60 contengono diamanti e di questi solo 60 ne hanno in quantità tale da diventare miniere di diamanti economicamente redditizie.
Laura Cannarella
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