Con il termine amaranto (Amarantus, Spp.) vengono indicate più di sessanta specie di piante diffuse in tutto il mondo e note all’uomo sia per il consumo alimentare che come piante ornamentali.
L’amaranto è una pianta spontanea, e per questa sua caratteristica è spesso una pianta infestante che si ritrova nelle bordature dei campi.
Rimuoverla, però, potrebbe essere controproducente: dell’amaranto, infatti, sono commestibili sia le foglie che i semi, spesso usati come cereali in sostituzione di quinoa e farro.
Indice
Coltivazione amaranto: caratteristiche botaniche
L’amaranto è una pianta annuale originaria del centro America, di altezza generalmente compresa tra i 60 e gli 80 cm in età adulta.
Le foglie, ovali o lanceolate, sono generalmente lunghe circa 10-20 cm, e i fiori, che si sviluppano sulla parte centrale della pianta, racchiudono i semi dai diversi colori.
Grazie alla maggiore o minore presenza di betacianine, infatti, i fiori e i semi possono cambiare colore da bianco latte a giallo-oro, rosso, bruno e addirittura nero.
Tutte le variabili sono ugualmente commestibili.
Coltivazione amaranto: dal terreno alla raccolta
Coltivare l’amaranto non è affatto difficile. In quanto pianta spontanea è estremamente resistente all’attacco di agenti patogeni esterni, per questo è una buona scelta per il proprio orto casalingo o per il proprio giardino.
Tuttavia, date le sue origini, è necessario rispettare alcune accortezze per garantire una crescita corretta della pianta e assicurarsi un buon raccolto.
Clima e terreno ideale per l’amaranto
L’amaranto preferisce il terreno fertile e ben ricco di sostanza organica.
Per questo motivo cresce spesso come erba infestante nei terreni particolarmente lavorati. Il terreno va lavorato profondamente prima della semina dell’amaranto.
A seconda della varietà coltivata, l’amaranto è in grado di reggere climi più o meno freddi. Per sua natura si adatta comunque ai climi temperati, ed è per questo che in Italia si adatta bene alle temperature primaverili ed estive.
Per quanto riguarda l’esposizione, l’amaranto va coltivato in pieno sole. E’ bene scegliere quindi terreni ben soleggiati durante il giorno.
Semina dell’amaranto
Quando seminare l’amaranto? Onde evitare i ritorni di freddo, che sarebbero letali per la pianta, la semina dell’amaranto si effettua a fine aprile in sud Italia e a fine maggio nelle regioni del nord, quando ormai si è certi che il pericolo delle gelate è lontano.
Se coltivato in semenzaio, all’interno di orti casalinghi, si può coltivare anche un mese prima dei suddetti tempi.
Generalmente si inseriscono due o tre semini vicini a circa un centimetro di profondità del terreno. Allo spuntare delle prime foglie si procede con l’allontanamento manuale dei semi, o si lascia una sola pianta, quella più vigorosa, per la crescita.
La distanza tra le piante dipende anche dal fine di utilizzo delle stesse. La distanza minima è di circa 15-20 cm; se si vuole consumare anche il seme, oltre che le foglie, la distanza deve aumentare per permettere alle piante di godere delle stesse sostanze nutritive senza “rubarsele” a vicenda.
Irrigazione dell’amaranto
L’amaranto resiste bene alla siccità e detesta i ristagni idrici.
Se vuoi saperne di più su come evitare i ristagni idrici, dai un’occhiata al nostro articolo: “Come evitare il ristagno idrico: difesa del suolo e tecniche agronomiche“.
Bisogna controllare lo stato del terreno solo nel periodo estivo, assicurandosi che non sia eccessivamente secco e procedendo, quindi, con un’annaffiatura controllata.
Come concimare l’amaranto
Abbiamo già detto che l’amaranto necessita di un buon terreno organico. Ecco perché, prima della semina, è necessario prepararlo con una concimazione di letame o compost che contenga alte percentuali di fosforo e azoto.
Attenzione, però, a quest’ultimo: un eccessivo apporto di azoto potrebbe causare un accumulo di nitrati nelle foglie, rendendole tossiche alla consumazione.
Come raccogliere l’amaranto
Questo è probabilmente il passaggio più delicato e complicato.
Raggiunta la maturazione, infatti, i semi di amaranto tendono a staccarsi molto facilmente e, se non eseguita con cura, durante la raccolta possono andare perse anche grandi quantità di seme.
Le strade consigliate sono due:
- Raccogliere l’amaranto quando la pianta ha uno stato equivalente tra umidità e maturazione. In questo modo, la pianta va fatta essiccare successivamente, ma si salvano così molti più semi tenuti uniti dall’umidità ancora presente.
- Tagliare le piante ancora non mature. Se i semi si sono sviluppati, si può procedere con il taglio dei rami produttivi che andranno poi fatti essiccare fino a maturazione. Dopo si procede con la trebbiatura.
Per essiccare i semi di amaranto è consigliato chiuderli in un sacco a tela o incartarli e conservarli all’ombra. Quando i semi sono essiccati, posso essere conservarti in barattoli di vetro e tenuti sottovuoto.
Malattie dell’amaranto
L’amaranto è una pianta molto forte.
Crescendo come erba infestante e avendo una durata di vita che può raggiungere anche i dieci anni, si è rivelata una pianta in grado di sopportare tenacemente le avversità.
Uno dei pochi parassiti che potrebbero danneggiare l’amaranto è l’afide, che spesso non attacca direttamente l’amaranto, bensì piante o erbe vicine, trasferendosi poi anche sull’amaranto.
Per conoscere i migliori trattamenti naturali contro gli afidi e altri parassiti, visita il nostro articolo “Gli antiparassitari naturali: tutte le soluzioni green“.
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