Lo stress da caldo bovini, non va sottovalutato. Se nel corso del 20° secolo la temperatura sulla superficie terrestre è aumentata di 0.6 °C e circa metà di questo aumento si è verificato durante la seconda metà del secolo, ci troviamo davanti a un grande cambiamento climatico.Le previsioni ci indicano che la temperatura sulla superficie terrestre incrementerà di circa 0.06 °C per decade e tale innalzamento viene interpretato come un progressivo riscaldamento globale del pianeta.
Tutto questo ha dei forti rischi in tantissimi settori, anche nell’allevamento dove chi è maggiormente tirato in causa sono i bovini.
In particolare le “ondate di caldo”, sono riconosciute in grado di influire sulle funzioni fisiologiche dei bovini, compromettendone in particolar modo produttività e sopravvivenza.
È stato provato come il bovino riesca maggiormente a sopportare le basse temperature piuttosto che il grande caldo, di fatto sono comunque dotati di una buona capacità adattativa nei confronti delle basse temperature, modificando le funzioni basali in modo da mantenere un adeguato e costante benessere.
Molte volte però le temperature estreme apportano alle vacche grandi problemi con ripercussioni sull’organismo dell’animale stesso.
Ma cerchiamo di capire di più su questa problematica che coinvolge miliardi di allevatori.
Indice
COS’È LO STRESS DA CALDO BOVINI?
Per stress da caldo bovini si intende la condizione in cui l’animale non è più in grado di dissipare un’adeguata quantità di calore al fine di mantenere la sua temperatura corporea all’interno di un parametro di normalità.
È importante conoscere quale sia il parametro di temperatura corrispondente ad una condizione di confort per il bovino, questo fattore di fatto rappresenta un aspetto di primaria importanza per l’allevatore, al fine di pianificare ed attuare adeguati interventi preventivi o misure di mitigazione.
Un ambiente confortevole dipende dal rapporto tra temperatura e umidità relativa, definito come Thi (Temperature and humidity index).
Questo parametro, conosciuto sicuramente dagli allevatori esperti, è in grado di definire lo stress fisiologico connesso a situazioni ambientali sfavorevoli rispetto alla semplice temperatura dell’aria.
Il valore di Thi assume ancora più importanza perché può arrivare a condizionare anche la salute e persino la sopravvivenza dell’animale.
Molteplici studi riportano come ondate di caldo anche di soli 3-4 giorni, impattino pesantemente sulla funzione immunitaria del bovino, quindi di conseguenza è importantissimo tenere sott’occhio queste condizioni, seguendo i consigli degli esperti per evitare spiacevoli sorprese.
CONSIGLI PRATICI PER GLI ALLEVATORI CONTRO LO STRESS DA CALDO BOVINI
Punto iniziale e indispensabile per i nostri bovini è l’accesso e la disponibilità di acqua.
Prendendo in considerazione che una bovina in lattazione di circa 680 kg di peso vivo che produce circa 36,2 kg di latte al giorno necessita di circa 95 litri di acqua di bevanda al giorno con una temperatura invernale di 4,4 °C, nella stagione estiva a 26,6°C il fabbisogno di acqua sale a 125 litri.
Questo è solo un esempio per far capire come aumenta il rapporto di acqua necessario.
Per garantire un consumo adeguato occorre anche minimizzare i rischi legati alla competizione che può nascere tra gli animali stessi, e questo si può limitare aumentando le fonti di accesso o il fronte disponibile per ciascun capo.
Gli esperti inoltre consigliano che all’interno della stalla non possono mancare i ventilatori, necessari ad allontanare il calore radiante.
I ventilatori, dal diametro compreso tra 91,5 e 122 cm circa, devono essere posti a un’altezza massima di 8,4 metri dal suolo, distanziati di 6 metri l’uno dall’altro e con un’inclinazione verso le bovine di 15-25 gradi.
È fondamentale che la distribuzione interna garantisca un flusso d’aria uniforme e costante in tutte le aree dell’edificio.
Anche i nebulizzatori, in associazione ai ventilatori, consentono di abbassare la temperatura grazie all’evaporazione.
Questi, è consigliabile porli appena al di sotto dei ventilatori e devono spruzzare per un’ampiezza di 180°C; mentre le aree di riposo con le lettiere e cuccette non devono essere nebulizzate, poiché i ristagni di umidità possono favorire le mastiti.
C’è da porre particolare attenzione anche all’alimentazione delle nostre vacche.
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Nelle bovine al picco della produzione il rumine si comporta come una specie di “fornace”, per questo occorre bilanciare la composizione della dieta, in modo da fornire energia all’animale senza eccessi che si possano tradurre in calore.
Per questo motivo è consigliata la diminuzione dei concentrati, mentre è favorito un certo incremento dei grassi, questo per consentire di mantenere elevato il contenuto energetico della razione e di diminuire il calore derivante dalle fermentazioni ruminali.
Nei periodi particolarmente caldi si può somministrare foraggio di altissima qualità per assicurare un sufficiente consumo di fibra.
È decisamente sconsigliato inoltre non stressare gli animali sottoponendoli a trasferimenti (a piedi, con veicoli, cambiando aree di stabulazione).
Anche le pratiche mediche (vaccinazioni), durante i mesi estivi indeboliscono ulteriormente il sistema immunitario dei bovini, soprattutto le bovine gravide in asciutta corrono il rischio di abortire, mentre le bovine in lattazione possono sviluppare cali produttivi particolarmente acuti.
Il caldo rappresenta un vero problema per gli allevatori e per la salute dei loro animali, apportare questi piccoli accorgimenti assicura per lo meno un miglioramento e un limitato rischio di inconvenienti durante i mesi caldi e torridi che caratterizzano il nostro Paese.
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