Tra le malattie che colpiscono le coltivazioni di grano, la ruggine del grano è sicuramente una delle più pericolose e difficili da contrastare.
Difficile, ma non impossibile: vediamo insieme come intervenire in tempo sulla ruggine del grano con i giusti accorgimenti.
Indice
Ruggine del grano: cos’è
La ruggine del grano è una malattia che colpisce le piante di frumento causata dal fungo Puccinia graminis (Pers, 1794).
Nonostante le modalità di attacco alla pianta siano simili, la Puccinia graminis si manifesta in realtà sotto diverse forme, corrispondenti a numerose varietà che attaccano i diversi tipi di frumento, come orzo, grano, avena ecc…
La ruggine viene però solitamente classificata a seconda del colore che si manifesta sulla pianta.
Esistono così la ruggine bruna, la ruggine gialla e la ruggine nera, diverse sia per intensità del colore che per severità dell’infestazione sulla pianta.
Ruggine del grano: un problema antico
La pericolosità della ruggine del grano è più marcata nei paesi del Terzo Mondo, dove le coltivazioni di grano sono molto estese e costituiscono la principale fonte di cibo.
Qui, un’incontrollata epidemia di ruggine del grano potrebbe dar luogo ad una grave carestia. E, considerando i veloci tempi di propagazione, non si tratta affatto di un’esagerazione.
Basti pensare che, nel corso dei secoli, specialmente dal ‘900 in poi, per debellare la ruggine del grano dalle piantagioni europee sono stati messi in campo agronomi e scienziati, impegnati nel combinare diverse varietà di frumento per fortificare le cultivar e creare piante più resistenti all’attacco letale della ruggine.
La ruggine del grano ha radici ancor più antiche di queste. Già ai tempi dei Romani la ruggine del grano veniva considerata grave al pari di una pestilenza: gli antichi romani dedicavano una festività al dio Robigus proprio per scongiurare questa malattia.
Questo dà già l’idea della serietà di questa malattia. Vediamo ora come danneggia concretamente le piante e se esistono metodi efficaci per sconfiggere definitivamente questo fungo.
Ruggine del grano: i danni alla pianta
Per conoscere a fondo i danni della ruggine del grano sulla pianta, distinguiamo i tre diversi tipi di ruggine.
Danni della ruggine del grano bruna
La ruggine bruna del grano si riconosce per la “punteggiatura” delle foglie, che per l’appunto si riempiono di pustole di colore bruno.
Le pustole contengono al loro interno le spore, trasportate dal vento sulle altre piante e contribuendo così alla diffusione dell’infezione.
Con l’andare del tempo, la pianta va incontro a disseccamento e ad una minore quantità di granella prodotta.
Danni della ruggine del grano gialla
Diversamente dalla ruggine bruna che si presenta con pustole irregolari, le pustole della ruggine gialla, oltre al colore diverso, hanno una forma allungata e striata, per cui è facilmente riconoscibile.
Inoltre non attacca solo le foglie, ma tutta la parte aerea della pianta.
La ruggine gialla del grano incide sulla capacità di assimilazione da parte delle pianta: con un nutrimento ridotto e con una capacità ristretta di compiere la fotosintesi clorofilliana, la produzione di granella è drasticamente limitata.
fonte: Wikipedia
Danni della ruggine del grano nera
La ruggine nera è la più antica delle tre ruggini del grano, detta anche ruggine dello stelo poiché colpisce proprio questa parte della pianta.
Le pustole hanno forma allungata e si fissano sulle nervature della pianta. Grazie alla coltivazione di altri tipi di spore, le teliospore, il fungo riesce a sopravvivere conservandosi in inverno per ripresentarsi poi alla primavera successiva.
Le piante si sviluppano meno e vanno incontro alla rachitismo, fino ad arrivare alla morte.
Ciclo biologico della ruggine del grano
La ruggine del grano inizia il suo ciclo di vita in primavera, sviluppandosi da aprile a giugno a seconda della specie e dell’alzarsi delle temperature.
La ruggine è una specie di fungo eteroico, ossia ha bisogno del supporto di un altro ospite oltre al grano per svilupparsi. In questo caso l’ospite è costituito dall’arbusto Berberis.
Seguiamo quindi il ciclo di vita della ruggine del grano differenziandolo da stagione in stagione.
Inverno
Il fungo in inverno è dormiente e viene conservato all’interno delle già citate teliospore, fino al momento della germinazione che avviene a fine inverno.
Una volta che la germinazione avviene, le teliospore si trasformano in basidiospore, che si trasferiscono sulla pianta ospite Berberis per nutrirsi.
Primavera
In primavera, le basidiospore che si sono nutrite dell’arbusto ospite si trasformano in aeciospore, pronte a tornare sul grano per nutrirsi di questo.
Il trasporto delle spore sul grano avviene attraverso il vento, depositandosi su foglie e steli.
Dopo essersi nutrito, il fungo si riproduce in urediniospore, responsabili dirette della comparsa delle lacerazioni sulla pianta (brune, gialle e nere).
Estate
Le lacerazioni continuano a diffondersi in estate, sia sulla pianta stessa, diventando più profonde, sia sulle altre piante, poiché l’infestazione continua a crescere sulla coltivazione.
Autunno
Dopo essersi nutrite per i mesi estivi, le lacerazioni sulle piante sono profonde e radicate. La pianta ha già iniziato a perdere nutrienti e il danno è completato.
All’interno delle spore colorate, con l’abbassarsi delle temperature, vengono prodotte di nuovo le teliospore, e qui il ciclo di conservazione durante l’inverno ricomincia.
Ruggine del grano: cure e prevenzione
La lotta alla ruggine del grano è sia di tipo biologico che di tipo chimico. La scelta di una o dell’altra dipende dall’intensità della diffusione sulla coltivazione.
La lotta biologica è di tipo preventivo e riguarda la scelta di varietà più resistenti e precoci. Oltre questo, altre forme di prevenzione possono essere quella di evitare una semina troppo serrata, con piante troppo vicine, e di fornire concimazioni adeguate alla pianta, con particolare attenzione alla presenza di azoto.
La lotta chimica si effettua con trattamenti sulla spigatura o sulle foglie: è consigliato, in particolare, agire quando le pustole compaiono sulle ultime due foglie, poiché il fungo è al massimo della vulnerabilità in questo momento.
I trattamenti sono simili a quelli dell’oidio, e prevedono l’impiego di prodotti antimicotici quali: triforine, propiconazolo, triadimenol, bromuconazolo e altri antifungini.
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