di Antonino Crapanzano
La fava, conosciuta con il nome scientifico Vicia faba (Linnaeus, 1753), è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Leguminose o Fabaceae, utilizzata come alimento per l’uomo e gli animali sin da tempi molto remoti; oggi nell’alimentazione umana si consuma prevalentemente la granella fresca o inscatolata.
Indice
Caratteristiche della pianta
Vicia faba è una pianta annuale, con un portamento eretto, di colore grigio-verde, glabra e con uno sviluppo rapido e indeterminato; presenta un apparato radicale a fittone con numerose ramificazioni nei primi 20 cm che ospitano batteri chiamati Rhizobium leguminosarum, azotofissatori.
Lo stelo di questa pianta è eretto, fistoloso (cioè cavo al centro), di forma quadrangolare, con un’altezza compresa tra 80 cm e 1 m, e talvolta può raggiungere 1,50 m di altezza; non presenta ramificazioni ma può mostrare un leggero accestimento e, in questo caso, sorgeranno steli secondari dalla base di quello principale.
Le foglie delle fave sono alterne e paripennate, composte da due o tre foglioline sessili ed ellittiche. I fiori, invece, da 1 a 6 sono raccolti su un racemo che si inserisce sulle foglie superiori e mediane dello stelo, a partire dal settimo nodo; sono quasi sessili, di colore bianco, a volte violacei e con una vistosa macchia scura.
L’ovario, quando viene fecondato, si trasforma in un baccello allungato, di colore verde quando è immaturo e bruno quando sarà maturo, che conterrà da 2 a 10 semi di colore verdognolo che potranno virare al bruno o al violetto. La forma e le dimensioni dei semi dipendono dalle varietà botaniche che sono:
- Vicia faba maior è la fava grossa, con semi grossi e appiattiti, utilizzati per l’alimentazione umana;
- Vicia faba minor è la fava piccola o favino, con semi piccoli e rotondeggianti, utilizzati per il sovescio o nell’alimentazione del bestiame;
- Vicia faba equina è la fava cavallina o favetta, con semi medi e appiattiti, utilizzati per l’alimentazione del bestiame ma anche dell’uomo, inscatolati o surgelati.
I principali afidi delle fave
Gli afidi, chiamati anche pidocchi delle piante, Aphidoidea (Geoffroy, 1762), sono una superfamiglia di insetti fitomizi, si nutrono quindi della linfa dei vegetali, appartenenti all’ordine dei Rincoti. In questo articolo parleremo degli afidi delle fave, parassiti che infestano e danneggiano queste piante.
Le principali specie di afidi delle fave sono: l’afide nero delle fave e l’afidone verdastro delle leguminose.
Afidi neri delle fave (Aphis fabae)
L’afide nero delle fave, Aphis fabae (Scopoli, 1763), è un piccolo insetto con un corpo di colore nerastro o grigio-nerastro, dotato di un apparato boccale pungente-succhiante, come tutti gli insetti appartenenti a questa superfamiglia.
Questo insetto parassita, il più importante tra gli afidi delle fave, è diffuso nella maggior parte delle regioni temperate dell’emisfero Nord. Vive sulla pagina inferiore delle foglie delle piante ospiti, in colonie, o sui loro assi fiorali.
Ciclo biologico
L’afide nero delle fave è una specie dioica, significa che svolge il suo ciclo su due specie differenti, infatti, sverna allo stadio di uovo sugli ospiti primari che possono essere piante spontanee come il viburno (Viburnum opulus, Linnaeus), l’evonimo (Evonymus europaeus, Linnaeus 1753).
Sugli ospiti primari compie diverse generazioni primaverili, nei mesi compresi da marzo a maggio, in seguito si sposterà sugli ospiti secondari che comprendono un elevato numero di specie erbacee. Tra la fine della primavera e l’estate compirà alcune generazioni sugli ospiti secondari portandosi, talvolta, anche sulle infestanti.
Le piante infestanti sulle quali si porterà questo parassita, tra gli afidi delle fave, diventeranno veri e propri serbatoi di inoculo dell’afide nero delle fave e su queste potrà rimanere per un periodo abbastanza lungo. Il lapazio o romice (Rumex, Linnaeus 1753) è una delle piante infestanti preferite dall’afide nero delle fave.
I sintomi
I sintomi causati dall’azione degli afidi neri delle fave si hanno principalmente sulle foglie e sugli assi fiorali. Le foglie presenteranno alterazioni caratterizzate da accartocciamenti che potranno essere più o meno vistosi; gli assi fiorali presenteranno, invece, deformità e atrofie causate dalle punture dell’insetto.
Le piante saranno danneggiate dalle punture di nutrizione e lo sviluppo della pianta risulterà stentato. Oltre a questi danni diretti, gli afidi neri delle fave causano danni indiretti come la secrezione di melata, sostanza di scarto di natura zuccherina, che favorisce lo sviluppo di fumaggini e muffe.
Inoltre,si ha la trasmissione di virosi dovuta all’abitudine degli insetti di praticare punture di assaggio sulle piante per determinare la qualità della linfa, in questo modo il virus arriva alle ghiandole salivari dell’insetto contaminando, così, l’afide nero delle fave e i successivi substrati alimentari praticati dallo stesso.
Afidone verdastro delle leguminose (Acyrthosiphon pisum)
L’afidone verdastro delle leguminose o del pisello (Acyrthosiphon pisum, Harris 1776) si nutre di diverse specie di leguminose spontanee e coltivate in tutto il mondo, oltre alle fave, i piselli, il trifoglio e l’erba medica, la lupinella, il loto, la veccia e il fagiolo. Questo insetto è un organismo modello per lo studio del suo genoma.
Gli esemplari adulti hanno dimensioni piuttosto grandi, fino a 4 mm, sono di colore verde o rosa in base al ceppo, sono allungati, le antenne presentano la stessa lunghezza del corpo e la coda è lunga e affilata. Le larve sono molto simili agli adulti ma non presentano la coda. A differenza di altre specie, non tendono a formare dense colonie.
Ciclo biologico
Questi insetti, afidi delle fave, compiono un ciclo monoico, cioè su un’unica pianta che in questo caso è rappresentata dalle leguminose perenni, ciò permetterà l’infestazione delle specie annuali. Le uova si schiudono precocemente in inverno, nel mese di febbraio.
L’insetto fondatrice si nutre dei germogli della leguminosa perenne come l’erba medica, e darà vita alle femmine partenogenetiche, cioè quegli esemplari nelle quali lo sviluppo dell’uovo avviene senza bisogno di essere fecondato. Sull’erba medica si può osservare la presenza massiccia di questi afidi a partire dal mese di settembre.
Nei mesi di maggio e giugno compariranno le virginopare alate, cioè quelle femmine che generano esclusivamente individui di genere femminile che si riprodurranno solo per partenogenesi, che colonizzeranno altre leguminose sull’estremità dei gambi, alla base dei fiori e sugli organi più giovani.
I sintomi
L’afidone verdastro delle leguminose causa gli stessi sintomi degli afidi neri delle fave. Inoltre, è responsabile ed è il principale vettore di molteplici virosi come il Mosaico giallo del fagiolo (BYMV) e il ceppo M di Sharka o Plum Pox Virus (PPV).
Metodi di lotta
I metodi di lotta contro gli afidi delle fave possono essere diversi.
Innanzitutto, per difendere e quindi prevenire gli attacchi sulle nostre piante di fave sarà necessario contenere lo sviluppo delle piante infestanti, eseguendo la pulizia dei bordi oppure ricorrendo alla falsa semina; può essere consigliabile anticipare la semina con varietà meno suscettibili.
Altri metodi di prevenzione prevedono l’utilizzo di macerati e antiparassitari naturali come il macerato d’ortica, l’infuso di aglio, il macerato di felce, il macerato di equiseto. Questi repellenti naturali infastidiscono e allontanano gli insetti parassiti, per questo motivo sarebbe meglio utilizzarli prima che si verifichi l’infezione.
Tra i rimedi biologici si possono ricordare l’utilizzo di insetti predatori degli afidi e, soprattutto, non dannosi per le piante, i più efficaci risultano essere le coccinelle, in particolare la coccinella comune o Coccinella septempunctata (Linnaeus, 1758) ma anche la coccinella dei due punti o Adalia bipunctata (Linnaeus, 1758).
Infine, in caso di gravi attacchi si può ricorrere alla lotta chimica e quindi ricorrere all’utilizzo di fitofarmaci. Si utilizzeranno prodotti chimici quando si noteranno le prime colonie infestanti o con una soglia del 50% di piante infestate da colonie in accrescimento per la bietola. I prodotti utilizzati saranno:
- aficidi specifici sulle ortive;
- prodotti ad alto spettro di azione e utili anche contro altri fitofagi.
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