L’agricoltura è un settore estremamente importante per il nostro paese, tanto da essere la terza economia agricola all’interno dell’Unione Europea.
Un riconoscimento importante che, unito ai dati apparentemente incoraggianti sul crescente numero di giovani che scelgono di dedicarsi all’agricoltura, sembrerebbe dare un quadro piuttosto roseo del settore primario in Italia.
Le cose, però, stanno davvero così o ci sono importanti problematiche che hanno bisogno di essere approfondite e risolte?
Indice
Il quadro della situazione non è roseo
Fare agricoltura in Italia nel 2018 è tutt’altro che semplice.
Nonostante si stia verificando un lento, ma graduale, ritorno da parte delle nuove generazioni al settore, è chiaro che la strada per invertire la rotta e rendere l’agricoltura un campo rigoglioso, sia lunga.
In molte zone d’Italia, infatti, le campagne sono in mano a pochissimi; si tratta di una vera e propria oligarchia che detta le leggi e i prezzi, rendendo la vita molto difficile ai nuovi arrivati o alle micro e piccole imprese agricolo.
Se questo è già motivo di forti disagi, l’impossibilità di accedere ai numerosi bandi da parte dei nostri agricoltori rende la situazione ancora più nera. Gli istituti di credito, infatti, richiedono delle garanzie che i più non sono in grado di soddisfare e questo crea notevoli difficoltà nella richiesta di finanziamenti per mettere la propria azienda al passo con i tempi.
Poche energie, poche risorse, poco impegno da parte delle istituzioni per migliorare la situazione.
L’agricoltura si tinge di nero
Tutti questi presupposti, ovviamente, non fanno altro che acuire una crisi che sembra impossibile da risolvere se le cose non cambiano.
Se un’azienda agricola non riesce ad accedere ai fondi giusti per investire sul proprio futuro, come può mettere in moto un processo di ammodernamento e tecnologizzazione?
E, ancora più paradossale, come è possibile pensare a un ampliamento del personale e della forza lavoro, se poi si viene stritolati dalla pressione fiscale?
Molte aziende agricole rinunciano a mettere in regola i propri lavoratori perché, altrimenti, si troverebbero a pagare tasse che non potrebbero permettersi.
Qual è la causa del problema?
Le cause del problema, in realtà, sono molteplici.
In primis, vi è l’essenza stessa della produzione agricola: il titolare di un’azienda agricola, infatti, non ha la matematica certezza che tutto quello che le sue piantagioni e coltivazioni produrranno sarà venduto o se, addirittura, al netto di cataclismi e difficoltà ambientali, la produzione andrà a buon fine.
Questo, ovviamente, crea notevole incertezza.
La competizione è sempre più serrata e al posto che investire sulla qualità si tende a giocare la guerra del prezzo in cui i consumatori preferiscono risparmiare qualche soldo e comprare cibo proveniente dall’estero piuttosto che investire sul locale (eclatante è il caso del peperoncino).
In secondo luogo, bisogna menzionare una certa facilità nella pratica del nero, molto diffusa nel settore: poche fatture, pagamenti fittizi, mazzette, contratti inesistenti (secondo un’indagine INEA evadere l’IRAP è molto facile) e caporalato sono tristemente famosi nelle nostre cronache.
Insomma, aumento delle imposte e dell’evasione parrebbero essere due fenomeni concatenati.
E la soluzione?
Tendenzialmente, esistono 3 modi per risolvere la questione:
- Attuare misure rivolte alla diminuzione dei costi del lavoro agricolo
- Aumentare i controlli
- Aumentare le sanzioni
Gli ultimi due punti, per quanto necessari, sono una misura nata per contrastare il fenomeno dell’evasione, ma è il primo punto dell’elenco quello su cui puntare per risolvere il problema.
Favorire l’entrata nel mondo del lavoro dei giovani, infatti, potrebbe essere una buona misura, magari abbinandola alle deduzioni dirette e stabilite ai fini IRAP, così come potrebbe essere d’aiuto introdurre forme flessibili di impiego, capaci di rispondere alle esigenze di tutti, in particolare dei lavoratori stagionali che tanto abbondano nel settore.
Insomma, creare incentivi e renderli effettivamente utilizzabili dalle aziende sembra essere l’unica strada per un settore agricolo sano e capace di offrire a tutti le stesse possibilità.
Mettiamoci tutti a lavoro per dare all’agricoltura il radioso futuro che si merita.
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