Una nuova sentenza non lascia più dubbi sulla correlazione tra l’uso ripetuto del glifosato della Bayer e le malattie che possono derivarne.
Per la terza volta di seguito, infatti, la Bayer ha perso la causa in cui veniva accusata da ex clienti per la correlazione del diserbante RoundUp di Monsanto, società oggi controllata proprio dalla Bayer.
L’accusa è di non aver esplicitato adeguatamente i rischi che possono derivare dall’uso prolungato del glifosato, un rischio che, in questo caso, è identificato nel tumore.
Ad ottenere il maxi risarcimento è una coppia di agricoltori, Ada e Alberta Pilliod, che hanno utilizzato il prodotto per più di 30 anni, contraendo il linfoma non Hodgkin, un tumore maligno che colpisce il sistema immunitario e si diffonde capillarmente ai principali organi.
A loro andranno 2,5 miliardi di dollari; in questa somma è compreso un miliardo di danni punitivi che Bayer sarà tenuta a pagare.
Le conseguenze sul mercato non si sono fatte attendere. All’apertura della borsa di Francoforte, dopo la notizia, la società ha perso oltre il 7%, punto più basso raggiunto negli ultimi sette anni.
Bayer ha già annunciato il ricorso, tirando in ballo l’opinione dell’Agenzia di Protezione Ambientale che, secondo l’azienda, asserisce: “i prodotti a base di glifosato possono essere usati in modo sicuro e non sono cancerogeni“.
Non trattandosi, comunque, né del primo caso né di somme a lungo sostenibili, le voci più vicine a Bayer ipotizzano che possa ricorrere al patteggiamento pur di non perdere ulteriore denaro.
Sul RoundUp infatti pesano altre due sentenze: la prima risale al 2018, con un risarcimento di 289 milioni di dollari per l’americano Dewayne Johnson, e la seconda sancita dal tribunale di San Francisco per 80 milioni di dollari al californiano Edwin Hardeman.
A peggiorare la faccenda è il quotidiano francese Le Monde. Durante le sue indagini ha infatti dedotto che nel 2016, al fine di risollevare la propria immagine rovinata dalle vicende del glifosato, Bayer abbia stilato una lista di personaggi influenti da contattare per sostenere Bayer e la sua azione.
Sulla scia di quanto scoperto, altri quotidiani europei, dall’Inghilterra alla Germania, stanno ora indagando per capire se la stessa operazione è stata fatta anche in altri territori oltre la Francia.
Oltre agli attacchi esterni, Bayer deve anche vedersela con i propri azionisti. L’acquisizione di Monsanto non solo non è stata gradita, ma sta causando ingenti danni all’azienda, alla sua immagine e al suo fatturato.
Pericolosità del glifosato: la parola a Sitox
Sulla pericolosità del glifosato, proprio il mese scorso, si è espressa Sitox, la Società Italiana Tossicologica, sulla scia dell’interesse crescente dopo le condanne a Bayer per il RoundUp.
Iniziamo con il dire che, in Europa, l’immissione nel mercato di un prodotto contenente componenti tossiche è regolata dalla direttiva comunitaria 91/414/CEE, e può avvenire solo se rimane nei limiti di tossicità acuta, tossicità in seguito a ripetuta somministrazione, tossicità riproduttiva, genotossicità e tossicità di sviluppo stabiliti a livello europeo.
Per quanto riguarda proprio il glifosato, definire “chi ha ragione” sulla sua pericolosità potrebbe risultato più complicato del previsto.
Le opinioni sono infatti contrastanti: da una parte la International Agency for Research on Cancer valuta solo la tossicità intrinseca dell’elemento, dall’altra il Joint Meeting on Pesticide Residues si focalizza sulla pericolosità dovuta a continue esposizioni.
In questo, la Sitox si pone in una via di mezzo. Bisognerebbe innanzitutto definire la pericolosità di un prodotto in maniera precisa, riferendosi alle sue caratteristiche intrinseche e non a fattori temporali; quindi si dovrebbe valutare il rischio, concetto differente dalla pericolosità, perché in esso rientra il fattore tempo: quanta esposizione è necessaria per raggiungere uno stato di rischio nel contatto con un prodotto?
Dell’uso del glifosato ne abbiamo parlato nel nostro articolo: “Il glifosato in agricoltura: azione, rischi e indicazioni per l’uso“. Resta il fatto che, ad oggi, sul glifosato pendono tre pesanti sentenze.
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