Sin dalla notte dei tempi che sulle tavole di tutta Italia, da nord a sud del nostro Bel Paese, che non è mai mancato un buon bicchiere di vino, di colore diverso a seconda del piatto che accompagna, o un grappolo d’uva destinato al consumo per acino.
Che sia destinato alla vinificazione o al consumo tal quale, quante avversità è soggetto a superare il nostro acino?
Ci occuperemo in questo articolo di cicaline, una tra le minacce peggiori dell’uva.
Indice
Cicaline: quanto ne sai?
Numerose sono le specie di cicaline che vivono a danno della vite. Tra le più importanti si annoverano:
- La cicalina verde altrimenti detta Empoasca vitis;
- La cicalina africana o Jacobiasca lybica;
- La cicalina giallo-rossa, Zygina rhamni;
- Lo scafoideo meglio conosciuto come Scaphoideus titanus;
- Metcalfa pruinosa, volgarmente denominata Metcalfa.
Il nome cicalina ci porterebbe a pensare da subito che si tratti di esseri animali, ma sarebbe più corretto definirli insetti, di dimensioni paragonabili a farfalle.
Sono insettini di dimensioni variabili dai 2,5-3,5 mm delle cicaline verdi, delle cicaline africane e delle cicaline giallo-rosse ai 5-6 mm dello scafoideo, dimensione che raggiunge in età adulta. La metcalfa, a parità di dimensioni, la fa da padrone tra le cicaline, con l’adulto di questa specie che raggiunge un’imponenza di 7-8 mm, un gigante in un modo di Lillipuziani.
Sono diverse nelle dimensioni, ma tutte hanno seguono lo stesso ciclo biologico: svernano da uova, in epoche e con tempistiche diverse caratterizzanti della specie. Di solito ci si imbatte in una cicalina nel periodo primaverile-estivo, partendo dalla schiusa delle uova più a ridosso del periodo primaverile, per arrivare alla presenza delle forme adulte in piena estate: ai viticoltori all’ascolto che s’immaginano distesi a favor di tintarella, un giro in campo prima della partenza lo farei… Di tintarella nei vigneti poi non ne manca affatto!
Come distinguere le cicaline
La classificazione di una cicalina rispetto ad un’altra non è per nulla immediata, sono molte le cose che hanno in comune. E più che fare luce sull’argomento, darei un tocco di colore chiarificatore, ricevendo grande aiuto in realtà dal loro stesso nome.
- un verde pallido, per le cicaline appunto verdi e le cicaline africane (Empoasca vitis e Jacobiasca lybica);
- di colore giallastro, talvolta dotato di macchie rosse sul capo, sul torace e sulle ali, per la cicalina giallo-rossa (Zygina rhamni);
- di colorazione biancastra è lo Scafoideo, con macchie nere localizzate anche in corrispondenza dell’ultimo segmento addominale (urite). L’adulto si presenta bruno-ocraceo con delle macchie bianche;
- verde è il colore delle neanidi di Metcalfa, di un tono tutt’altro che intenso, virando su un giallo scarico nell’età adulta.
L’alimentazione delle cicaline
Di sicuro e con certezza si può affermare che il loro regime alimentare
è tutt’altro che paragonabile ad una dieta mediterranea, anche perché non potrebbero seguirlo.
Sono munite di un apparato boccale di tipo succhiatore attraverso il quale aspirano linfa dalle foglie con un mezzo di suzione del tutto all’avanguardia, che simula la stessa attività di una banalissima cannuccia da cocktail, ed è conosciuto con il nome di stiletto boccale.
La loro attività non è riconducibile solo ad una operazione di suzione, mentre appunto sono lì intente ad aspirare linfa elaborata, trasmettono anche cariche virali, micoplasmosi, più comunemente nota come Flavescenza dorata.
Altra attività a carico delle cicaline, riconducibile al loro regime alimentare a base di linfa, è la melata. Una dieta del tutto sbilanciata a causa dell’elevato tenore in zucchero e basso in aminoacidi, comporta per il soddisfacimento del loro appetito, ad una assunzione in quantità sproporzionate di linfa, da cui devono scartare buona parte di acqua e zuccheri disciolti.
L’acqua e gli zuccheri scartati dalla camera filtrante confluiscono nella parte finale del tubo digerente e vengono espulsi sotto forma di goccioline. Il prodotto che ne deriva è la melata, una sostanza appiccicosa e scura, secretata in quantità tali che lo sgrondo arriva ad imbrattare le parti sottostanti.
Dalle melate, si sviluppano poi le fumaggini, con conseguente deturpamento, danneggiamento e completa compromissione delle uve.
Da generazione in generazione
Altro elemento discriminatorio è il numero di generazioni, ovvero quante volte riesce a ripopolarsi nel corso di una stagione.
- La cicalina verde lo fa per ben 2-4 volte, deponendo le uova principalmente tra le nervature;
- la cicalina africana arriva a compiere anche 4-5 generazioni nel corso di una stagione;
- Lo scafoideo, come la metcalfa, sono invece più parsimoniosi, compiono una ed una solo generazione all’anno e per questo sono definite dai conoscitori del settore monovoltine.
Attenzione a quelle cicaline!
A questo punto, vi starete tutti chiedendo, qual è il momento giusto per combattere e difendere la nostra vite?
La soglia d’intervento, che rappresenta il momento in cui è giustificato l’ingresso in campo per la lotta al nostro nemico lillipuziano, è data dal conteggio delle presenze delle cicaline.
Bastano tre esemplari per foglia, rilevati su un campione di 100 foglie, che la soglia di danno è raggiunta per le cicaline verdi, africane e giallo-rosse.
La sola presenza di larve è tutt’altro che innocua. A loro viene imputata la successiva trasmissione delle malattie che, succhiando il micoplasma, diventeranno poi in grado di trasmetterlo raggiunta la terza settimana di vita. La soglia d’intervento, come dicevo, è data dalla presenza, nelle trappole cromatiche, di larve di V età.
Rimedi per le cicaline
La lotta alle cicaline può essere condotta anche con un rimedio del tutto naturale, insetto vs insetto, con l’utilizzo di antagonisti per combattere l’avanzata della cicalina. Il nemico in questione è spesso un imenottero parassitoide.
Nonostante il rimedio del tutto naturale, c’è anche chi preferisce interventi chimici con insetticidi come fenitrothion, buprofezin e flufenoxuron.
Danni da cicalina
Il danno da cicalina può manifestarsi anche sotto mentite spoglie, come carenza nutrizionale, attacco da acaro o virosi. I danni sono:
- riducono il tenore zuccherino nelle uve (°brix), riconducibile al fatto che i vasi, compromessi dall’attacco, non traslocano più sostanze verso il grappolo;
- imbrattamento dei grappoli.
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