E se vi dicessimo che sono 70 le tonnellate annue di tartufo bianco esportate dall’Italia (primo produttore al mondo di questa specie) ?! Un numero davvero sorprendente, ma oramai il tartufo ci ha abituato a cifre di questo tipo. In questo articolo scopriremo insieme come coltivare il tartufo nel nostro paese.
Coltivare il tartufo non è una procedura semplice ed immediata, ci sono differenti parametri da valutare, partendo dal tipo di terreno fino ad arrivare alla portata dell’investimento.
Indice
Qual è il terreno adatto per coltivare il tartufo?
Il terreno che si presta in modo ideale per questo tipo di coltura è sicuramente un terreno calcareo, con un ph del suolo compreso tra 7 e 8. È importante che il terreno non presenti ristagni idrici e che abbia una buona reazione alcalina. Il terreno deve inoltre essere ben areato, altra caratteristica essenziale del terreno predisposto a questo tipo di coltivazione.
Una volta scelto con cura il terreno su cui coltivare il tartufo è opportuno prepararlo nei migliori dei modi prima della messa a dimora delle piantine. Come prima cosa è opportuno effettuare un’aratura abbastanza profonda, decisa appunto in base al tipo di terreno, ma che solitamente è compresa tra i 25 e 40 cm. È importante effettuare l’aratura nel periodo estivo, verificando di togliere tutti i residui delle piante e tutti gli scarti del terreno come sassi sia di piccoli che di grandi dimensioni. Il terreno potrà essere pronto solamente dopo averlo sminuzzato mediante un’erpice rotante.
Un passaggio fondamentale da fare per coltivare il tartufo è quello della squadratura del terreno mediante i picchetti. I picchetti servono in questo caso per delineare le file della futura coltura e inoltre ci serviranno per capire dove posizionare e mettere a dimora le piante.
La posizione e il numero dei picchetti dipende dalla densità che vogliamo realizzare. E quando parliamo di densità entrano in gioco tantissimi fattori. In primis bisogna considerare le dimensioni delle future piante quando diventeranno adulte. Altri fattori cruciali sono l’esposizione del terreno e l’altitudine.
La densità media di una coltivazione di tartufo corrisponde circa a 300 piante, considerando che si parte sempre da un minimo di 200 piante per arrivare a un massimo di 400.
I picchetti menzionati in precedenza, che come detto, serviranno da punto di riferimento per il posizionamento delle piante, ci segnalano che proprio in quel punto si dovranno creare delle buche profonde circa 20 cm, avendo molta accortezza a non superare questa profondità.
È ottima cosa dopo aver effettuato la messa a dimora delle piante non dimenticare di creare una recinzione, in modo da tenere lontani il più possibile gli animali selvatici che tendono a creare danni a questo tipo di coltura.
Qual è il momento adatto per coltivare il tartufo?!
Se il procedimento per la messa a dimora è chiaro ora bisogna individuare il momento adeguato per coltivare il tartufo. La messa a dimora è consigliabile effettuarla tra fine Novembre fino a fine Marzo, possiamo dire quindi che tutto il periodo invernale si presta per questo tipo di coltura.
Coltivare il tartufo richiede una manutenzione regolare e periodica. Soprattutto all’interno delle fila è importante effettuare sfalci d’erba mediante trincia. Per quanto riguarda le singole piantine invece, è opportuno eliminare anche manualmente le erbe infestanti che crescono soprattutto in prossimità del tronco, prima si provvede con l’eliminazione e prima si evitano eventuali danni alle piantine stesse.
Le sarchiature o le erpicature non sono fondamentali per coltivare il tartufo, sono richieste solo in particolari casi, quando ad esempio il terreno è particolarmente compatto.
Se molti tipi di coltivazioni non richiedono particolari attenzioni idriche, non è il caso della coltivazione di tartufo. Questa coltura richiede fin dalla messa a dimora delle piante una periodica ed adeguata irrigazione.
Non c’è una regola di quantità e di periodicità poiché questi parametri si differenziano in base alla condizioni climatiche e alle caratteristiche del terreno in questione. In ogni caso però è consigliata l’irrigazione a pioggia, poiché apporta tutti i benefici necessari ai fini di una buona produzione. Se ve lo siete perso, vi abbiamo parlato dell’irrigazione a pioggia in questo articolo).
La pacciamatura è un’altra tecnica richiesta dal tartufo. È importate effettuarla soprattutto quando ci troviamo di fronte ad estati particolarmente calde con scarsa disponibilità idrica. In questi casi la pacciamatura viene effettuata con materiale organico come erba di sfalcio oppure paglia. Come ben ricordate, la pacciamatura serve al nostro terreno per mantenersi fresco e umido ed è opportuno realizzarla in primavera. Se è fondamentale effettuarla, è buona cosa però ricordarsi di toglierla durante il periodo autunnale.
Per quanto riguarda la potatura, il tartufo non ha bisogno di particolari accortezze, ci si limita di fatto al taglio di qualche rametto, da effettuare a partire dal terzo anno di vita delle piantine. La potatura deve essere tassativamente effettuata durante i freddi mesi di Dicembre e Gennaio, quando le piantine si trovano le riposo vegetativo.
RESA DEL TARTUFO
Prima che la nostra piantagione entri a regime ci vuole un po’ di tempo, di fatto la produzione entra in pieno regime dopo 7 anni dalla messa a dimora delle piante. Queste tempistiche sono da tenere in considerazione, poiché questo tipo di coltura non è adatto per chi desidera realizzare guadagni in tempi decisamente più ristretti. È importante per tanto rispettare la raccolta e non realizzare delle raccolte precoci che andrebbero solamente ad indebolire il futuro raccolto. Ovviamente la resa è determinata da molteplici fattori partendo dalla natura del terreno, agli andamenti climatici.
In Italia si sono registrate produzioni di tartufo di oltre 110 kg per ettaro. Ovviamente i dati cambiano in base alla varietà di tartufo, il dato da noi indicato è riferito al tartufo nero.
Per quanto riguarda il prezzo di vendita, anche in questo caso dipende tutto dal tipo di tartufo in questione. Indicativamente il Tartufo Bianco Pregiato ha un costo che si aggira attorno ai 2.500€ al kg, il Tartufo Nero Pregiato circa €900 al kg, mentre il Tartufo Bianchetto, relativamente il più economico, costa circa 300-400€ al kg.
Oltre a questi fattori bisogna sempre aggiungere costanza e dedizione al lavoro, specialmente per questa particolare e al tempo stesso delicata coltura. Ma d’altronde queste attitudini sono già note a tutti gli agricoltori.
Pensi che le informazioni presenti in questo articolo siano incomplete o inesatte? Inviaci una segnalazione per aiutarci a migliorare!