Abbiamo già parlato degli effetti negativi del ristagno d’acqua nei terreni agrari.
Oggi però voglio aiutarti a capire come evitare il ristagno idrico.
Quali sono quindi le tecniche agronomiche che aiutano ad aumentare il deflusso?
Quali sono i modi che favoriscono lo scorrimento in superficie dell’acqua senza che questa danneggi le nostre culture?
In questo articolo scoprirai come evitare il ristagno idrico ma, dato che l’argomento è assai ampio, rimaniamo a tua completa disposizione nel caso avessi bisogno di aiuto.
Indice
Come evitare il ristagno idrico
Gli interventi agronomici capaci di evitare i danni da ristagno d’acqua sono principalmente interventi preventivi, fatti per favorire l’allontanamento dell’acqua prima che essa si accumuli troppo sul terreno dove crescono le nostre piante. Per quanto è possibile, questi interventi devono essere attuati anche quando, una volta verificatosi il danno, vogliamo salvare la nostra coltura.
Tutti questi interventi hanno l’obiettivo di velocizzare lo scorrimento dell’acqua in eccesso, sia sulla superficie del terreno sia nello strato di suolo in cui si trovano le radici della pianta. La velocità del deflusso deve essere tale da prevenire totalmente, o almeno ridurre al minimo, qualsiasi danno alle colture, al terreno e all’attività agricola, favorendo allo stesso tempo il massimo immagazzinamento di acqua utile nel suolo. E’ questo l’unico obiettivo da seguire se ci stiamo chiedendo come evitare il ristagno d’acqua.
Questo obiettivo può essere raggiunto in vari modi:
- Rendendo il suolo più permeabile e aumentando la sua capacità di immagazzinare acqua che può essere utilizzata dalle piante in un secondo momento.
- Favorendo il deflusso sulla superficie del terreno e nelle scoline.
- Favorendo il deflusso sotterraneo, sia in modo naturale che attraverso tubi.
- Aumentando la capacità di invaso dell’intera rete scolante.
Nel corso della storia, gli agronomi hanno escogitato varie sistemazioni idraulico-agrarie in modo da evitare il ristagno idrico. Vediamole insieme.
Sistemazione dei terreni pianeggianti
Prima di andare ad elencare tutti i tipi di sistemazione del suolo per capire come evitare il ristagno, voglio ricordare che l’Italia vanta gloriose realizzazioni in questo campo. In particolar modo la Toscana e la Pianura Padana sono molto interessanti in quanto hanno escogitato opere assai efficaci di regimazione delle acque.
Tutte queste sistemazioni si appropriano di alcuni elementi fondamentali affinché si possano realizzare al meglio. Gli elementi fondamentali delle sistemazioni di terreni pianeggianti sono:
- Affossatura: consiste in una rete di fossi e scoline che raccolgono l’acqua superflua da gli appezzamenti coltivati e la convogliano nei canali di scarico.
- Unità colturali o campi: sono semplicemente degli appezzamenti rettangolari a dimensione variabile a seconda del tipo di sistemazione, di terreno, della tecnica agronomica.
- Capezzagne o cadevagne: sono delle strade campestri, inerbite o a volte anche coltivate, che servono per la viabilità interna dell’azienda. Sono poste alle testate dei campi e in qualche caso hanno anche funzione di scolina.
Drenaggio superficiale
Passiamo ora alle principali sistemazioni di pianura per la regimazione delle acque in eccesso. Tra quelle che andremo ad elencare, però, solamente la prima è rimasta ancora diffusa nelle nostre campagne.
Sistemazione a larghe o alla ferrarese
Come dice il nome stesso, questa sistemazione è stata principalmente utilizzata in provincia di Ferrara. È nata come prima sistemazione dei terreni di bonifica ma ora è di grande attualità perché è l’unica tra tutte ad essere adatta all’impiego delle macchine agricole. È costituita da campi larghi 50 m e lunghi dai 200 agli 800 m, con linea di colmo longitudinale, delimitati lateralmente da scoline permanenti e, alle testate, da cavedagne e da un fosso di raccolta dell’acqua. L’appezzamento molto lungo è vantaggioso per snellire certe operazioni meccaniche, come ad esempio l’aratura.
Sistemazione a prode o alla toscana
Particolarmente utilizzata in Toscana, questa sistemazione è molto simile alla precedente ma si differenzia per due aspetti fondamentali: l’unità culturale, cioè il campo, è molto più piccolo essendo lungo al massimo 120 m, e lungo il margine delle scoline sono presenti viti maritate con aceri o olmi. La parte restante invece è occupata da una cultura erbacea. In questa sistemazione, il movimento dell’acqua verso la scolina è reso difficoltoso dall’impossibilità di lavorare il terreno sotto il filare. Inoltre, le radici delle piante arboree provocano intralcio all’interno delle scoline, provocando quindi complicazioni per la loro manutenzione. Questi aspetti negativi la rendono inadatta all’agricoltura moderna.
Sistemazione a cavalletto o alla bolognese
Questa è una sistemazione davvero molto efficiente dal punto di vista idraulico e si è infatti per questo diffusa sui terreni argillosi dell’Emilia-Romagna. I campi sono tutti lunghi circa 100 m ma alcuni hanno larghezza diversa. Quelli larghi 5 m, i più stretti, vengono chiamati cavalletto e ospitano un filare di viti maritate a sostegni vivi (olmi, pioppi, aceri) lungo la linea di colmo longitudinale. Gli altri, chiamati canapina o pezza, larghi dai 20 ai 30 m, sono destinati alle colture erbacee e le loro testate hanno una pendenza tale da permettere il deflusso dell’acqua. I lati lunghi dei campi rettangolari sono affiancati da una cavedagna.
Sistemazione a cavini o alla padovana
Questa sistemazione è presente, oltre che in provincia di Padova, in quelle di Treviso, Vicenza, Rovigo e zone limitrofe. Qui il campo possiede dimensioni molto varie ed è caratterizzato da una linea di colmo trasversale e da due falde scolanti molto lunghe che convogliano l’acqua verso le testate, in strade-fosse dette cavini. Il cavino raccoglie l’acqua di più unità colturali e la convoglia in collettori più ampi. Sul lato longitudinale, i campi sono divisi l’uno dall’altro da un filare di viti sostenute. Particolare caratteristica di questa sistemazione è il notevole dislivello fra linea di colmo e cavino.
Drenaggio sottosuperficiale
Quando il ristagno non è dovuto in modo attivo alla pioggia, ma bensì alla falda sottostante la coltura agraria (per capire meglio leggi l’articolo sugli effetti negativi del ristagno), si rende necessario lo smaltimento dell’acqua in eccesso tramite condotti sotterranei. In agricoltura, il drenaggio sotto superficiale è importante perché elimina il ristagno idrico che avviene a livello delle radici delle piante coltivate.
Uno dei sistemi più adottati per questo tipo di drenaggio è l’uso dell’aratro talpa. Questo attrezzo possiede un organo discissore che penetra nel terreno fino alla profondità di circa 80 cm e porta alla sua estremità inferiore una specie di proiettile del diametro massimo di 8 cm chiamato obice. Grazie a questo macchinario si può solcare il terreno percorrendolo in modo che compia dei tagli verticali che facilitano la penetrazione dell’acqua verso il basso e di conseguenza il suo convogliamento dentro il foro creato dall’obice.
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