Quali sono le cause del ristagno d’acqua nei nostri campi?
Quali sono gli effetti negativi sulle nostre colture?
In questi giorni sta piovendo molto e con grande intensità e ,per questo motivo, è possibile che nel tuo orto o nei tuoi campi si possa creare del ristagno idrico, cioè delle enormi pozzanghere dovute a varie cause.
Vediamo insieme quindi quali sono le cause e gli effetti negativi del ristagno d’acqua.
Indice
Ristagno idrico
Il ristagno idrico nel terreno è una particolare situazione caratterizzata da un contenuto d’acqua del suolo superiore a quello che il suolo stesso può contenere (capacità di campo).
Esistono due tipi di ristagno idrico:
- Ristagno sotterraneo (detto anche ristagno sotto-superficiale): si può verificare in tutto il profilo del suolo o solo in alcuni orizzonti pedologici (strati verticali del terreno).
- Ristagno superficiale: è caratterizzato da acqua libera in superficie (le classiche pozze).
Il ristagno sotterraneo può avere varie cause. La principale è l’acqua piovana che, dopo aver attraversato lo strato lavorato o coltivato, scendendo verso il basso incontra uno strato del terreno poco permeabile, come per esempio uno strato argilloso, che rallenta o interrompe il processo di percolazione profonda, formando così delle falde sospese. Un’altra causa può essere la vicinanza di un fiume, di un canale o di un lago che, se hanno il livello dell’acqua più alto del piano di campagna, possono causare un innalzamento eccessivo della falda sotterranea.
Anche il ristagno superficiale ha come causa principale la pioggia, ma può essere provocato (più raramente) anche da irrigazioni e inondazioni. Il ristagno nasce dal fatto che l’intensità di pioggia, o comunque di apporto idrico al terreno, è superiore alla velocità di smaltimento del terreno attraverso la percolazione, lo scorrimento superficiale e l’evapotraspirazione.
Ma perché ci interessa sapere cos’è il ristagno idrico?
A noi agricoltori interessa sapere cos’è il ristagno perché esso, in relazione alla sua durata, può essere suddiviso in altre due tipologie:
- Ristagno permanente: questo è un tipo di ristagno che non ci interessa molto perché avviene in terreni non adatti all’agricoltura. Interessa la bonifica.
- Ristagno temporaneo: questo, invece, è un problema di tipo agronomico al quale, noi agricoltori, possiamo porre rimedio grazie ad alcune tecniche e accorgimenti, anche durante le lavorazioni del terreno.
Effetti negativi del ristagno
Gli effetti negativi del ristagno ci creano molti problemi. Questi effetti si manifestano in 3 diverse componenti: sul terreno, sulle piante coltivate e sull’attività agricola. Vediamole insieme in modo più approfondito.
Sul terreno
Per quanto riguarda il terreno, dobbiamo dire innanzitutto che esso non è composto solo da particelle di terra, ma esistono dentro il suolo dei piccolissimi spazi vuoti (porosità) che sono occupati da aria e, nel caso, anche da acqua.
L’acqua è “più forte” dell’aria quindi, quando piove molto, la pioggia riempie questi spazi vuoti. Questo ci fa capire che la prima conseguenza dovuta all’eccesso di acqua è un’insufficiente aerazione (cioè un’insufficiente quantità di aria disponibile per le piante).
Il ridotto contenuto di aria favorisce il rallentamento dell’attività microbica complessiva e il prevalere dell’attività dei batteri anaerobici, cioè quelli che non hanno bisogno di aria per sopravvivere (molti di loro sono dannosi per le piante).
Il potenziale di ossidoriduzione si abbassa, i solfati presenti nel suolo diventano solfuri e i Sali ferrici a ferrosi. Il terreno libera H2S, NH3 e N2 (denitrificazione).
La nitrificazione si arresta e la presenza di Ossigeno (O2) si abbassa, causando una maggiore presenza di Anidride Carbonica (CO2).
Si possono formare solfiti, acido butirrico, acidi fenolici, etilene e aumenta la solubilità delle forme ridotte dei metalli pesanti, come ad esempio quella del Manganese (Mn).
Cosa vuol dire tutto questo?
Tutte queste formule chimiche e questi termini così complessi vogliono dirci che, mancando aria nel terreno a causa della grande quantità di acqua e innalzandosi l’acidità, si verificano fenomeni di altissima tossicità per le nostre piante in coltura.
I terreni che subiscono troppo spesso queste condizioni si riconoscono benissimo perché hanno delle crepe più o meno larghe, delle screziature grigie o grigio-scure e bande azzurro-verdastre (tipiche degli ambienti riducenti).
Sulle piante coltivate
Gli effetti negativi del ristagno sulle piante coltivate sono in parte quelli appena accennati e in parte dovuti ad azioni dirette sulla pianta, anche se dipende ovviamente dal tipo di coltura, dall’età della pianta, dallo stato vegetativo in cui essa si trova al momento del ristagno e dalla durata di quest’ultimo.
Uno dei più gravi effetti negativi del ristagno, come abbiamo detto, è la mancanza di ossigeno nel terreno. La conseguenza di questa mancanza di ossigeno consiste nella riduzione dell’attività respiratoria delle radici della pianta.
Inoltre, l’assorbimento degli elementi nutritivi viene ridotto e diminuisce anche la loro concentrazione all’interno della pianta.
Tutto questo provoca un rallentamento del suo sviluppo o, in casi più gravi (persistenza del fenomeno di ristagno), anche un blocco dello sviluppo stesso, rischiando addirittura di farla morire.
Una ridotta crescita della pianta equivale a dire anche un apparato radicale più piccolo, non capace di raggiungere l’acqua in profondità nel caso la pianta ne avesse bisogno in periodi di secco.
Oltre a questo, una radice mal sviluppata e turgida d’acqua è meno resistente agli attacchi parassitari. Questo vuol dire che la nostra coltura è più a rischio di attacco da parassiti, come funghi o nematodi.
La presenza più o meno frequente di ristagno idrico può anche influenzare la presenza di erbacce. La percorrenza superficiale delle acque, infatti, può portare con sé i semi di malerbe da altri ambienti.
Sull’attività agricola
Gli effetti del ristagno idrico sull’attività agricola sono di grande importanza per il nostro lavoro.
Il ristagno d’acqua, infatti, ci obbliga a scegliere i tempi in cui eseguire le appropriate lavorazioni del terreno o quando entrare in campo con altre macchine operatrici.
Molto spesso, i terreni soggetti agli effetti del ristagno idrico ci obbligano a scegliere anche l’ordinamento produttivo aziendale: in altre parole siamo costretti a seminare su quel terreno una certa coltura piuttosto che un’altra.
Terreni di questo tipo, inoltre, sono molto delicati da lavorare. Se, per esempio, un’aratura o una rullatura non vengono fatti nel modo appropriato si rischia di destrutturare il terreno fino, nei casi più gravi, a renderlo molto poco fertile.
Esempio di terreni soggetti agli effetti del ristagno idrico sono soprattutto i terreni argillosi dove, per la loro difficile agibilità, sono inadatti all’orticoltura e ad avvicendamenti intrannuali (contrariamente ai terreni sabbiosi).
Come evitare il ristagno
Sei curioso di sapere quali sono le pratiche agronomiche capaci a evitare ed eliminare il ristagno? Te le mostriamo in questo articolo.
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