I costanti sbalzi di clima estivi hanno avuto serie ripercussioni sulla produzione di miele italiano: a inizio agosto Coldiretti ha riportato un dimezzamento della raccolta di miele nostrano, con picchi che hanno raggiunto anche l’80% di produzione in meno.
In questo articolo capiamo cosa è successo, come il caldo influisca sulla produttività delle api e come correre ai ripari.
Indice
Caldo: la condizione peggiore quando si tratta di produrre miele
È ormai dal 2015 che ogni estate si presenta sistematicamente un importante calo della produzione di miele in Italia.
L’estate del 2018 è stata particolare: il caldo intenso, tipico di questi mesi, si è alternato a inusuali piogge, temporali e bombe d’acqua dando vita a una stagione abbastanza schizofrenica.
I continui sbalzi di temperatura hanno arrecato gravi danni alla produzione del miele nostrano ed è stata Coldiretti Lombardia a dare la notizia, annunciando un calo della produzione del 50% e un conseguente aumento dei prezzi del miele su scala nazionale: dalla Sicilia all’Abruzzo, dalla Liguria alle Marche fino alla Sardegna il bilancio è disastroso, raggiungendo anche picchi dell’80% di perdite.
Il violento passaggio da una primavera fredda a un’estate da record ha fortemente condizionato il lavoro delle api e la gestione degli alveari (puoi leggere tutto sul comportamento delle api in questo articolo).
Parliamo, sostanzialmente, di un vero e proprio tracollo di una delle branche del settore primario più caro alla nostra nazione.
Ma perché il caldo riduce così drammaticamente la produzione di miele e, soprattutto, quali sono gli effetti delle alte temperature sulle api?
Caldo, api e le conseguenze sulla produzione del miele
Le api, sono insetti molto particolari che, oltre a straordinarie capacità organizzative conosciute dai più, hanno un’altra abilità collettiva, chiamata termoregolazione dell’alveare.
In cosa consiste?
Nella capacità di far rimanere costante la temperatura del loro nido a prescindere da quali siano le condizioni climatiche esterne: che sia inverno o estate, la temperatura dell’alveare deve restare tra i 33 e i 36 gradi e per riuscirci le api hanno a disposizione vari stratagemmi.
Durante l’estate, per esempio, il raffreddamento del nido si ottiene grazie a un processo particolare di ventilazione che prevede un movimento veloce e costante delle ali delle api, capace di creare correnti fredde che spingono l’aria fuori dall’alveare evitandone il surriscaldamento.
Qualora questo meccanismo non fosse sufficiente, le api porteranno acqua all’interno del nido, distribuendola in piccole gocce e sfruttando quel principio secondo cui l’acqua, mentre evapora, assorbe calore.
Se tutte queste attività richiedono tempo e fatica, è anche vero che con il caldo le api tendono a rimanere a terra, evitando quindi di volare; questo rende ovviamente complesso il processo di impollinazione dei fiori e di produzione del miele.
Attenzione, questa condizione non riguarda soltanto le zone in pianura: anche le api delle zone montuose stanno affrontando le stesse difficoltà; nelle prime ore della mattina e alla sera, infatti, le api “fanno la barba” all’alveare: molte api della comunità, infatti, decidono di stare all’esterno dell’alveare per evitare che questo ambiente si surriscaldi troppo.
Le conseguenze per gli apicoltori italiani
La produzione di miele in Italia è un business importante che riguarda tutta la nazione da nord a sud: tra professionisti e chi, invece, ci si dedica per hobby, gli apicoltori italiani sono circa 45.000 per un totale di 1,2 milioni di alveari.
Se hai letto il nostro recente articolo sull’apicoltura, saprai che il miele prodotto dalle api viene conservato nelle celle del favo situate in appositi telaini all’interno del melario.
Per dare il via al processo produttivo, l’apicoltore deve quindi estrarli dall’arnia, operazione che va eseguita a inizio estate e inizio autunno, circa 3 settimane dopo che si è verificato il primo flusso nettarifero e l’alveare ha raggiunto il suo peso massimo.
Come abbiamo detto, questo processo è risultato molto problematico, favorendo l’avanzata di prodotti provenienti dall’estero.
Dato il disastroso rendimento della produzione di miele degli scorsi anni, non deve sorprendere il fatto che già nel primo quadrimestre del 2018 ci sia stato un incredibile boom di miele d’importazione.
Le cifre sono, infatti, importanti; su oltre 9,4 milioni di chili di miele importato spiccano 4 paesi:
- Ungheria (+64%)
- Romania (+46%)
- Polonia (+34%)
- Cina (+19)
Insomma, su 3 barattoli di miele al supermercato, allo stato attuale 2 sono di origine straniera.
Consigli per apicoltori e consumatori
Nonostante i cambiamenti climatici in corso e un effettivo rincaro del costo del miele, esistono dei piccoli accorgimenti che possono aiutare l’apicoltura e la produzione di miele italiano a resiste e a risollevarsi.
Per apicoltori
Ovviamente, contro la natura è molto difficile avere la meglio, ma esistono degli schemi che possono aiutare gli apicoltori (esperti e non) a combattere le ondate di calore estive e tentare di salvare il proprio allevamento:
- Nei mesi più caldi subito della stagione è bene che le api abbiano una fonte idrica vicino all’ingresso dell’alveare: in questo modo avranno meno strada da percorrere per approvvigionarsi e riusciranno a risparmiare preziose energie; una soluzione pratica potrebbe essere quella di installare degli abbeveratoi vicino alle arnie
- Per evitare che l’arnia si surriscaldi, potrebbe essere una buona idea costruirla in una zona ricca di alberi che andranno a produrre della comoda ombra; una buona alternativa sono delle casette in legno che riparano le arnie e aiutano le api a gestire il controllo termico dell’alveare
- Qualora una delle tue colonie fosse in difficoltà, puoi prelevare dei favi colmi di miele da alveari forti e donarli alle comunità in difficoltà; nel caso non volessi alterare precari equilibri e tutte le tue colonie stessero soffrendo, puoi somministrare sciroppo zuccherino alle api per stimolarne la produttività
Per consumatori
Le misure che i consumatori possono adottare per salvare l’apicoltura italiana e aiutarla in questo lungo e complesso periodo sono poche, ma davvero efficaci.
Quando ci si trova davanti allo scaffale del miele al supermercato, la linea guida da seguire deve essere solo una: scegliere i prodotti che sono stati prodotti in Italia e la cui provenienza è attestata dall’etichetta.
Per evitare dubbi, il consiglio che vi diamo è di rivolgervi direttamente a produttori di miele specializzati o ad agriturismi che producono questa golosità.
La produzione di miele italiana vanta oltre 50 varietà che dipendono dal tipo dal tipo di pascolo delle api; contiamo, inoltre tre mieli a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea:
- il miele della Lunigiana Dop
- il miele delle Dolomiti Bellunesi Dop
- il miele aresino Dop
Come vedi, trovare un miele adatto alle tue esigenze non dovrebbe essere un problema: supportiamo i prodotti (e i produttori) nostrani!
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