L’innesto della vite è una pratica molto importante in viticoltura (e, generalmente, in agricoltura), poiché permette a questa delicatissima pianta di propagarsi e di salvaguardarne la produttività.
L’innesto, infatti, è una tecnica di propagazione che, praticata nel corso degli anni, ha portato alla produzione di viti effettivamente più resistenti ad attacchi di parassiti e malattie e capaci di produrre uva di grande qualità.
Dato che esistono tante specie di vite, è bene sapere che non sempre lo stesso tipo di innesto è applicabile a tutte le piante: tipologia, uso del frutto e sistemo di allevamento del vitigno, infatti, sono tutti elementi che devono essere in considerazione quando si decide di innestare la vite.
In questo articolo affronteremo proprio tutti questi aspetti relativi all’innesto della vite, tenendo in considerazione quante più variabili possibili.
Procediamo!
NB: se vuoi approfondire aspetti importanti sulla coltivazione della vite, come malattie, potatura e concimazione, puoi consultare il nostro blog.
Indice
Quali tipologie di vite innestare?
Quando parliamo di innesto della vite, gli elementi da tenere in conto sono tanti e il primo fra questi è la varietà di vite con cui si ha a che fare.
È risaputo, infatti, che non tutte le viti necessitino di innesti; quelle che nascono a loro volta da un innesto non hanno alcun bisogno di questa pratica, mentre le varietà nate da seme devono essere necessariamente innestate.
Per farla breve: tutte le varietà di vite selvatica, tra cui rientrano anche vite italiana e vite americana, hanno bisogno dell’innesto, ma si dovrà fare molta attenzione alle qualità di piante che verranno innestate tra loro.
Facciamo un esempio.
La vite americana è particolarmente resistente alla filossera e, spesso, viene usata come portainnesto per la propagazione di nuove piante di vite europea poiché si tratta di piante appartenenti alla macrocategoria di vite selvatica e usate per la produzione di uva e vino.
Mischiare questa tipologia di vita a una varietà come quella canadese, ornamentale, non avrebbe alcun beneficio.
Come si fa l’innesto della vite?
Per quanto esistano varie modalità di innesto della vite, ci sono delle considerazioni generali che vanno sempre rispettate.
Quando si realizzano gli innesti, infatti, bisogna sempre stare molto attenti a non causare danni alla corteggia della vite, eseguendo dei tagli netti e precisi, di modo che la marza (ovvero il ramo che verrà inserito nell’altra pianta che deve avere 1 o 2 gemme) che il portainnesto (ovvero la pianta che fornirà un nuovo apparato radicale alla marza) siano incisi alla perfezione, di modo che l’aderenza sia totale, garantendone un perfetto attecchimento.
Data la centralità del taglio e del trattamento post incisione, gli strumenti da usare quando si innesta la vite hanno un ruolo fondamentale per la buona riuscita dell’operazione.
Munisciti di:
- Coltello affilato (se si è molto esperti)
- Mastice
- Corda
- Cesoie da potatura
Quale tipologia di innesto scegliere?
Le modalità di innesto della vite sono tante e il dibattito su quale sia il migliore è, ovviamente, molto acceso.
In genere, le tipologie che danno i migliori risultati sono due:
- Innesto a doppio spacco
- Innesto a omega
Vediamone insieme i dettagli.
Innesto a doppio spacco
Usato anche per gli ulivi, l’innesto a doppio spacco inglese è relativamente semplice e consiste nel tagliare il ramo più grosso della pianta per poi crearvi due incisioni oblique: la prima servirà a rendere la superficie del taglio più liscia, la seconda (che deve essere lunga circa la metà della prima) servirà a creare due linguette nel portainnesto.
Lo stesso trattamento deve essere applicato anche alla marza.
L’innesto avviene per incastro, facendo combaciare le linguette di entrambe le piante, legando le parti, avendo cura di non strozzare il ramo e isolando con del mastice le superfici scoperte.
Consulta il nostro blog per saperne di più sugli innesti a spacco.
Innesto a omega
Questa tecnica di propagazione è spesso applicata alla vite perché consente di stabilizzare la fuoriuscita della linfa e garantisce una buona cicatrizzazione.
Ciò che permette di limitare la fuoriuscita di linfa è proprio la tipologia di taglio applicata, a forma di occhiello.
A questo punto, la marza con le gemme, intagliata affinché si incastri perfettamente nella parte concava del portainnesto, viene fatta combaciare con la pianta che la ospiterà.
Per saldare l’innesto, sarà necessario legare il punto di taglio con della corda o con del nastro isolante, così come sarà importantissimo spalmare del mastice sulla parte terminale dell’innesto.
Quando si può procedere con l’innesto della vite?
Come molte altre pratiche agricole, anche per l’innesto della vite esistono periodi dell’anno più indicati per eseguire questa pratica, ma dipendono molto dal tipo di innesto che si intende fare.
Qualora si volesse procedere con un innesto a omega, il momento migliore è quello del riposto vegetativo della pianta (quindi i mesi di ottobre e novembre), mentre se si vuole sfruttare la tecnica del doppio spacco si dovrà aspettare l’estate.
Ricapitolando, quindi, affinché l’innesto della vite abbia successo, ci sono poche, ma essenziali, condizioni da rispettare:
- Nesto e portainnesto devono essere perfettamente sovrapposti e combacianti
- Le piante scelte devono essere affini per un totale attecchimento ed evitare pericolosi scompensi (attenzione a biochimica, enzimi e caratteristiche varie)
- Scelta corretta del periodo per la propagazione che, come detto, dipende dal tipo di innesto scelto
- Praticare tagli netti e puliti per evitare che la pianta vada in sofferenza
Quello da sapere sull’innesto della vite è questo.
Ora non ti resta che metterti all’opera e applicarlo alle tue coltivazioni.
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