Sei sicuro di conoscere le più pericolose malattie del pesco?
Se hai degli alberi di pesco e li vuoi curare nel migliore dei modi devi essere davvero pronto a tutto.
Solo grazie ad una buona gestione e ad una precisa prevenzione puoi ottenere un’alta produttività dai tuoi peschi.
Vediamo quindi quali sono le malattie del pesco e come si curano.
Attenzione, però: prima di affrontare questo viaggio alla scoperte delle malattie di questa coltura, ti consigliamo di dare uno sguardo alla sezione dedicata alla coltura del pesco sul sito di Agronotizie.
Indice
Il pesco (Persica vulgaris)
Come sempre, prima di vedere quali sono le malattie del pesco, andiamo ad esaminare le sue origini in modo da rispondere correttamente alle sue esigenze ambientali.
Il pesco appartiene alla famiglia delle Rosacee Prunoidee (come il ciliegio, l’albicocco e il susino). Secondo gli studi più recenti, è originario dell’Estremo Oriente, probabilmente della Cina.
Fino a poco tempo fa si riteneva che la pianta provenisse invece dalla Persia, da cui il nome del genere a cui appartiene: Persica.
La coltivazione del pesco era praticata anche dai Romani ed è continuata sporadicamente in Europa nel corso di tutto il Medioevo.
Nel 1500, è stata di nuovo praticata la sua coltivazione in larga scala a cominciare dall’Italia, precisamente in Toscana.
Il nostro è attualmente il principale paese europeo produttore di pesche destinate al consumo diretto, seguito dalla Grecia e dalla Spagna.
In altri paesi, come la Francia, la produzione di questi frutti è destinata all’industria delle marmellate, delle confetture e delle pesche sciroppate.
Il pesco è una pianta che richiede molta luce per poter crescere. Vuole quindi zone molto soleggiate e non sopporta l’ombra nemmeno per poche ore al giorno.
Può essere coltivato sia in pianura che in collina ma, non resistendo molto al freddo, può arrivare fino a massimo 700 m di altitudine.
Durante l’inverno tollera una temperatura fino a -12 °C senza subire danni. Il periodo più critico, però, coincide con l’inizio della primavera.
I fiori del pesco, che spuntano da fine febbraio a metà marzo, sono molto delicati possono essere molto danneggiati da ritorni di freddo o da brinate tardive.
Se ne vuoi sapere di più sul pesco, leggi l’articolo su come coltivare il pesco.
Malattie del pesco
Ora che conosciamo meglio questo albero da frutto, andiamo ad esaminare le malattie del pesco più importanti e a vedere quali sono le migliori soluzioni per eliminarle.
Bolla del pesco (Taphrina deformans)
La bolla è forse la malattia più pericolosa e più difficile da debellare tra tutte le malattie del pesco che si conoscono.
Questa è provocata da un fungo diffuso in tutte le regioni italiane. Tuttavia, soprattutto nelle regioni settentrionali, a causa delle condizioni climatiche, si hanno gli attacchi più invasivi.
La bolla del pesco colpisce soprattutto foglie e germogli, ma in caso di attacchi particolarmente virulenti può estendersi a fiori e frutti.
Il sintomo tipico è quello sui giovani germogli che, spesso aggrediti in fase di apertura delle gemme, fuoriescono già deformati.
I germogli colpiti presentano foglioline parzialmente o totalmente trasformate in ammassi di aspetto carnoso e con evidenti alterazioni cromatiche che vanno dal giallo-arancio al rosso intenso.
Si evidenzia, inoltre, una bollosità che può essere anche localizzata in una parte della foglia e che comunque accentua la deformazione dell’organo.
I germogli colpiti arrestano lo sviluppo e si seccano gradualmente nei mesi estivi.
Gli attacchi sulle foglie, invece, possono avvenire anche in momenti successivi al germogliamento.
Tali attacchi, comunque, sono meno pericolosi in quanto le foglie vengono colpite solo in modo parziale e soprattutto gli attacchi non compromettono, in modo determinante, l’allungamento dell’asse del germoglio.
In ogni caso, si ha sempre un danno importante a causa della riduzione della superficie fogliare atta alla fotosintesi clorofilliana, quindi alla conseguente produzione di frutti.
I fiori e i frutti sono colpiti raramente, tuttavia in caso di varietà sensibili (nettarine) e in primavere fredde, umide e piovose, si manifestano anche su di essi dei sintomi simili a quelli descritti fino ad ora.
La lotta contro la bolla del pesco segue ancora criteri tradizionali che hanno come scopo l’eliminazione delle forme svernanti.
Pertanto, il piano di cura è di tipo preventivo e si applica prima della comparsa della malattia, quindi prima che si aprano le gemme, tramite l’utilizzo di prodotti rameici.
Oidio del pesco (Oidium leucoconium)
Abbiamo parlato molte volte dell’oidio, detto anche “mal bianco”.
In linea generale, puoi leggere l’articolo realizzato sull’oidio. Di seguito, una breve descrizione di questa malattia sul pesco.
Anche su questa pianta, l’oidio colpisce praticamente tutti gli organi dell’apparato aereo.
In certe annate è talmente virulento da provocare gravi danni, sia alla produzione che alle piante in allevamento.
I sintomi si possono manifestare soprattutto sugli organi erbacei e sui frutti.
Sulle foglie, si ha inizialmente una deformazione della lamina che si estende in modo irregolare e contorto. Successivamente, si formano delle aree cloritiche sulle quali ben presto si sviluppa la tipica muffa.
Sui germogli, l’attacco provoca un leggero arresto dello sviluppo. I germogli, quindi, manifestano un accorciamento degli internodi ed una deformazione.
Sui frutti, l’attacco è generalmente più raro. Tuttavia, si manifesta specialmente nelle nettarine.
La lotta contro l’oidio, è soprattutto di tipo preventivo. Si interviene a fine fioritura con almeno 2 trattamenti antiodici a distanza di circa 10 giorni.
Cancro batterico (Xanthomonas campestris var. pruni)
Il cancro batterico è una tra le malattie del pesco che negli ultimi anni ha aumentato la sua presenza in molti pescheti italiani.
Il batterio responsabile di questa malattia è lo Xanthomonas campestris var. pruni (Smith) e colpisce solamente le piante del genere Pruni, in particolar modo il pesco, il mandorlo, il susino e l’albicocco.
Di solito i sintomi si manifestano prima sulle foglie, dove si possono vedere delle piccole macchie scure irregolari che vanno poi a morire (necrotizzano) e si lacerano, lasciando un piccolo foro nella foglia.
Sui frutti, invece, l’infezione avviene poco più tardi. Anche qui si manifestano delle tacche necrotiche che si trasformeranno ben presto in piccole lesioni dal bordo marrone, secco, suberoso e ruvido.
Questi fori sui frutti sono facile porta d’accesso a funghi nocivi responsabili dei marciumi dei frutti.
Nel pesco, il cancro batterico si estende lungo tutta la circonferenza del rametto causando così il disseccamento della parte apicale dello stesso.
La lotta contro il cancro batterico del pesco consiste solamente in una pratica agronomica razionale. Non esiste assolutamente nessun prodotto chimico o biologico che lo possa sconfiggere.
Nei frutteti che hanno subito questa malattia è necessario tagliare i rami infetti e bruciarli insieme alle foglie cadute e ai frutti infetti.
Inoltre, nelle zone endemiche ed in varietà a rischio, è bene intervenire con 2 o 3 (anche 4 se necessari) trattamenti preventivi con prodotti a base di Rame (batteriostatico).
I trattamenti vanno effettuati durante il periodo di caduta delle foglie (dall’inizio alla fine) e l’anno successivo all’ingrossamento delle gemme.
Allora, vuoi scoprire tutte le informazioni necessarie per coltivare un pesco sano e produttivo? Allora ti consigliamo di consultare la sezione dedicata sul sito di Agronotizie.
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