Vedere un orto in città è cosa sempre più comune. I vantaggi sono tantissimi e non solo per il nostro portafoglio. Oggi parliamo dell’orto urbano.
Indice
I diversi tipi di orticoltura
L’orticoltura può essere praticata a vario livello e con intensità colturali diverse.
Ogni contadino che si rispetti ha il proprio orto, anche solo con poche piante.
L’orto è stato da sempre fonte di approvvigionamento della famiglia contadina, soprattutto quando si praticava un’agricoltura di sussistenza piuttosto che imprenditoriale.
Nel corso degli anni, specialmente dal dopoguerra in poi, i vari agricoltori italiani si sono specializzati nella coltivazione di una o poche colture con il fine di industrializzare la produzione e quindi la vendita, ricavandone così un reddito più o meno cospicuo e costante.
Esistono 2 livelli principali di orticoltura:
- Orticoltura non professionale, detta anche amatoriale o hobbistica, di cui fanno parte:
- gli orti urbani,
- gli orti sociali,
- gli orti solidali,
- gli collettivi o condivisi,
- gli orti didattici.
- Orticoltura professionale, in cui, invece, si inseriscono:
- le aziende orticole specializzate,
- le aziende orticole non specializzate,
- i vivai.
Come si può vedere nell’elenco qui sopra, l’orto urbano fa parte di quel tipo di orticoltura cosiddetta hobbistica. Vediamo quindi insieme quali sono le caratteristiche di questa categoria.
Orticoltura non professionale
Nell’orticoltura non professionale, categoria in cui rientra l’orto urbano, il prodotto è destinato all’autoconsumo.
Viene praticata in appezzamenti di terreno di piccole o piccolissime dimensioni (di solito meno di 100 m2) e gli ortaggi vengono spesso coltivati insieme ad alberi da frutto.
Questo tipo di orticoltura viene praticata un po’ ovunque: in campagna, in zone periurbane, ma anche urbane (orti urbani).
Favorisce importanti risvolti di carattere economico, anche legati all’indotto: per esempio, è importante l’attività sementiera e vivaistica connessa.
Vediamo adesso quali possono essere le funzioni positive dell’orto in città.
Funzione produttiva
Si suddivide in 3 principali caratteristiche:
- integrazione del reddito;
- disponibilità di alimenti freschi di cui si conosce il processo produttivo;
- valorizzazione, mantenimento e conservazione di ortaggi tipici del territorio.
Funzione ricreativa
L’orto urbano, come qualsiasi tipo di orticoltura non professionale, può essere un vero e proprio hobby, con benefici per il corpo (attività fisica all’aria aperta) e per la mente (è rilassante).
Funzione ecologico-ambientale
- miglioramento del microclima attraverso il processo evapo-traspirativo;
- riciclaggio dei rifiuti organici, che vengono usati come ammendanti del terreno orticolo;
- riqualificazione di aree non utilizzate e/o degradate dal punto di vista urbanistico.
Creando occasioni di incontro e di scambio, l’orto può diventare veicolo di aggregazione sociale, confronto inter-generazionale e interculturale.
Funzione didattica (orti per bambini e studenti)
Sono quelli allestiti per iniziativa degli istituti scolastici (materne incluse) e destinati all’attività diretta dei bambini.
Attraverso questa attività, i bambini imparano a conoscere la natura ed i suoi ritmi (trasformazione del seme in pianta, ciclo delle stagioni, ecc.), imparano a riconoscere le specie di uso comune e comprendono l’importanza della qualità dei cibi.
Inoltre, si abituano a lavorare in gruppo, sviluppano nuove abilità e attitudini, si assumono dei compiti e delle responsabilità e svolgono attività fisica stando all’aria aperta.
Funzione terapeutica e riabilitativa
Sono più che altro orti finalizzati alla cura di persone che presentano handicap fisici o psichici o forme di disagio sociale.
L’Ortoterapia è un metodo riabilitativo del disagio psichico e della disabilità.
Consiste nell’incentivare, nel preparare e nell’affiancare il soggetto nella cura e nella gestione del verde, nella coltivazione di fiori, ortaggi ed altre piante.
Attraverso questa attività, soprattutto se svolta in gruppo, si stimola il senso di responsabilità e la socializzazione, si sollecita l’attività motoria, si migliora il tono generale dell’organismo e dell’umore e si attenuano stress e ansia.
Situazione in Italia
In Italia, l’ISTAT censisce, alla voce “orti familiari”, soltanto gli appezzamenti all’interno delle aziende agricole, solitamente annessi alle abitazioni, la cui produzione è destinata esclusivamente al consumo del conduttore e della sua famiglia.
Equivale a circa 25.700 ha, pari allo 0,2% della SAU (superficie agricola utile) coinvolgendo 2,7 milioni di persone, pari al 5,3% della popolazione maggiorenne. Per il 47% di essi si tratta di pensionati.
Orto urbano
L’orto urbano è una realtà diffusa in tutto il mondo e con un’origine per lo più comune: l’esigenza di approvvigionamento di cibo da parte degli operai delle fabbriche emigrati con le loro famiglie dalle zone rurali verso le città, in cerca di lavoro in periodi di industrializzazione (anni ’60).
In Italia, la presenza di coltivazioni orticole all’interno delle aree urbane si ha già dalla prima metà del XIX secolo.
All’inizio degli anni ’40 del secolo scorso vi erano anche gli “orti di guerra”, fenomeno in decrescita nel dopoguerra, con l’aumento del prezzo dei terreni fabbricabili.
Una nuova diffusione si ha negli anni ‘60 e ‘70, soprattutto nelle zone periferiche delle città del Nord, destinate alla manodopera industriale proveniente dalle regioni meridionali.
Di recente si è avuto un ritorno agli orti urbani, soprattutto sotto forma di orti sociali, ossia orti su terreni di proprietà degli Enti Locali (Amministrazioni Comunali o Provinciali), oppure ad essi dati in locazione da privati o resi disponibili gratuitamente, assegnati da questi enti fino ad oggi soprattutto ad anziani (orti per anziani), ma sempre più spesso anche ad altre categorie di persone, quali giovani disoccupati, immigrati stranieri o semplicemente famiglie.
L’assegnazione avviene in comodato d’uso, o in concessione a titolo gratuito, o dietro un modesto canone di affitto.
Tra gli orti urbani si considerano anche “orti sul balcone” e “orti verticali”.
In Italia, gli orti sociali sono prevalentemente organizzati in piccoli lotti contigui (nella maggior parte dei casi hanno una superficie da 30 a 70 m2), ciascuno assegnato ad un singolo individuo per famiglia.
Esistono tuttavia anche orti comunitari, o collettivi, (community gardens), ossia appezzamenti di terreno curati collettivamente da un gruppo di persone.
Secondo la Coldiretti, le superfici urbane assegnate dai Comuni ai cittadini per la realizzazione di orti sono triplicate dal 2011 al 2013, passando da 110 a 330 ha. Si parla di 2.800 appezzamenti e 18.000 lotti.
Il fenomeno interessa la metà dei comuni capoluogo di provincia (ma soprattutto il Nord, dove la % sale all’81%). Le maggiori superfici si trovano a Torino, Milano, Bologna e Parma.
Vedi anche cosa abbiamo da dirti riguardo l’orto sinergico.
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