La peste suina africana è una malattia molto grave che colpisce i suini.In Sardegna è presente da circa 50 anni.
Ma come possiamo intervenire per curarla?
Se anche tu hai un allevamento di maiali, questo articolo ti sarà proprio utile.
Indice
Peste suina africana
La peste suina africana è una malattia molto contagiosa, per fortuna non all’uomo. Se comunque hai il minimo dubbio della sua presenza, deve contattare immediatamente le autorità competenti (Veterinario o ASL).
La contaminazione è causata da un virus molto persistente che attacca esclusivamente i suidi, sia domestici (maiali) sia selvatici (cinghiali). La peste suina africana si trasmette soprattutto per via digestiva. Alcuni parassiti veicolano l’agente causale all’interno dell’allevamento e il contagio si propaga con gli escrementi virulenti. L’incubazione dura dai 5 ai 20 giorni.
Sintomi
I sintomi di peste suina africana sono caratteristici. Il suino ha febbre alta, ha poco appetito e tossisce abbondantemente. La difficoltà nel camminare evolve ben presto in una paraplegia (praticamente paralitico). Si osservano spesso delle convulsioni tetaniformi. Colpito da diarrea, che si trasforma ben presto in dissenteria, nella maggior parte dei casi il suino muore nei giorni seguenti.
All’autopsia, si possono notare delle lesioni di tipo emorragico nei reni, nella milza e nei linfonodi. Nell’intestino crasso, invece, sono di tipo ulceroso.
Situazione attuale in Italia
Nei primi mesi del 1967, vennero segnalati alcuni focolai di peste suina africana in Italia. La peste suina africana si diffuse rapidamente in alcune province di tutto il territorio nazionale. Nonostante l’adozione di severe regole di polizia veterinaria, i focolai accesi vennero subito limitati ma non del tutto spenti, almeno fino all’ottobre del 1969. A partire dal 1975, il territorio nazionale risulta indenne da peste suina africana. L’unico caso mai risolto è quello della Sardegna.
Ma perché proprio la Sardegna?
La presenza di peste suina africana in Sardegna è favorita dalla cultura e dalle tradizioni del popolo sardo. In questa regione, la quasi totalità degli allevamenti di razze suine sono allevamenti allo stato brado. In altre parole, l’arcaica mentalità sarda va in contrapposizione con le profilassi da seguire contro la peste suina africana.
Gli allevamenti allo stato brado, infatti, non tengono conto né del numero di animali né tanto meno della loro registrazione all’anagrafe zootecnica. Figuriamoci dei controlli sanitari! Molto spesso non si conosce nemmeno il reale numero degli allevamenti (e quindi la loro esistenza). Questo, oltre a incentivare la trascuratezza della gravità della malattia, favorisce il contatto dei maiali con i cinghiali. Ne consegue che il controllo del virus diventa praticamente impossibile.
Profilassi e cura
In caso di minaccia di peste suina africana, il siero iperimmune antipestoso è il solo trattamento profilattico attualmente conosciuto. In Italia, è stata disposta la vaccinazione volontaria a tutti i suidi contro la peste suina classica con vaccino distribuito gratuitamente dal Ministero della Salute. Tale disposizione è stata voluta fortemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.).
Contro la peste suina africana non esistono vaccini. L’efficacia di un vaccino deriva dal fatto che la sostanza iniettata stimoli la formazione di anticorpi nell’individuo. Questo non avviene nel caso del virus di peste suina africana.
L’unico modo per combattere questa malattia è quello di installare l’allevamento di maiali il più lontano possibile dalle zone frequentate dai cinghiali e/o da allevamenti dove ci sono stati casi di peste suina africana. Ovviamente si eviterà di nutrire gli animali con scarti di cucina o con carcasse di animali infetti. I suini ammalati devono essere abbattuti e distrutti.
Voglio fare un invito di cuore agli allevatori sardi: per favore, collaborate! Ve lo chiede uno dei tanti abitanti di Cascia a cui l’anno scorso avete donato 1.000 pecore. Prendete le giuste misure di sicurezza e rimanete in contatto con i servizi veterinari. Altrimenti a rimetterci non saranno solo i vostri maiali, ma anche i vostri portafogli. Grazie.
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