Conosci il pino d’Aleppo? Sai già i mille usi in cui questa pianta può essere utilizzata?
Perché non lo scopri insieme a noi leggendo questo articolo?
Ecco che oggi ti presentiamo il pino d’Aleppo.
Indice
Pino d’aleppo (Pinus halepensis, Mill.)
Prima di vedere come piantare il pino d’aleppo, vediamo innanzitutto le origini e le necessità ambientali di questa pianta. Il pino d’aleppo è un albero originario proprio della zona mediterranea, quindi anche delle nostre coste. Il suo portamento è ramificato fin dal basso e ha una chioma abbastanza espansa. Si differenzia dal pino domestico e dal pino marittimo a causa del mazzetto di aghi centrale, il quale è più stretto. La sua chioma, spesso più ampia in cima dei suoi due cugini, è più larga verso la base.
È un albero che può raggiungere anche i 25 m d’altezza, ma di solito, a causa di situazioni ambientali non consone al suo accrescimento, non arriva oltre i 15 m. Il tronco ha un diametro di circa 60 cm, raramente fino a 1 m, con corteccia rossastra e molto spessa. Verso il basso è più scura e le squame sono più sottili andando verso l’alto.
Le sue foglie, aghiformi, sono lunghe circa 5-10 cm, molto sottili e morbide. Sono riunite in mazzetti di due, di colore verde chiaro. I suoi fiori, invece, che in botanica vengono chiamati “sporofilli”, maturano in marzo-maggio. Le pigne, indicate scientificamente come “strobili”, sono di forma ovale-conica, lunghe 5-10 cm e larghe 2-3 cm. Sono verdi in età giovanile e diventano marroni dopo due anni. Contengono dei semi lunghi 5-6 mm, dotati di un’ala di 20 mm. Gli strobili si aprono con lentezza, di solito nel corso di qualche anno (oppure per il calore provocato da un incendio).
Il pino d’aleppo è una pianta forestale che viene impiegata soprattutto a scopo ornamentale. Nelle coste orientali del Mediterraneo viene coltivata per la produzione di una resina commestibile impiegata nella conservazione alimentare. In Grecia, viene utilizzata per la produzione del “retsina” o vino resinato.
Distribuzione e habitat
In natura, il pino d’aleppo occupa l’areale più meridionale dei tre pini mediterranei ma si spinge a Nord fino alla zona meridionale della Francia, verso Ovest, e Croazia (Istria e Dalmazia), le regioni costiere del Montenegro e dell’Albania, verso Est. È particolarmente presente in Spagna e Grecia. Si trova anche in Marocco, Libia e nei Paesi del Vicino Oriente, come Siria (da cui il nome Aleppo), Giordania e Israele.
In Italia è una delle specie arboree più numerose: è presente in natura nel Parco nazionale del Gargano, nelle zone costiere (fiumare di detriti grossolani) del Centro-Sud, in alcune aree costiere della Liguria (Balzi Rossi, promontorio della Caprazoppa, Capo Noli, parco di Portofino), all’interno nella bassa valle del fiume Nera, nelle Marche, in Sicilia (Riserva naturale orientata Pino d’Aleppo), sulla costiera triestina (pineta di Santa Croce) e nella zona Nord-occidentale della Sardegna (Alghero, Parco Naturale Regionale di Porto Conte). È coltivato anche in altre zone (soprattutto costiere) come specie ornamentale, come nel resto del bacino del Mediterraneo. È coltivato anche in California.
Necessità ambientali
Il pino d’aleppo non è una pianta che ha particolari bisogni. Cresce bene su terreni acidi e rocciosi, anche argillosi. Resiste molto bene alle alte temperature, delle quali il clima temperato-caldo del Mediterraneo è caratteristico. Per quanto riguarda l’apporto d’acqua, il pino d’aleppo è estremamente resistente alla siccità e per questo si sa gestire da solo grazie alle sue profonde radici che scavano verso il basso, ove l’umidità del suolo è più elevata.
Non è coltivabile in zone in cui le temperature invernali scendono al di sotto dei 3-5 °C. Specialmente se si verificano nevicate (caso comune negli ultimi anni anche in alcune città italiane), si possono verificare schianti, cioè cadute di rami o dell’intera pianta. È sconsigliabile, pertanto, coltivarlo al di fuori della sua zona di origine, quindi l’area mediterranea, le coste e l’entroterra fino ad una certa altitudine che non deve superare i 600 m per quanto riguarda le regioni meridionali e centro-meridionali della nostra nazione. Per le altre regioni, l’altitudine consigliabile è 200 m s.l.m. In Marocco, ad esempio, riesce ad arrivare anche i 2.000 m.
Pianta resistente al vento
Se da un lato il vento può essere utile alla diffusione spontanea del bosco (e quindi anche del pino d’aleppo), portando i semi degli alberi a distanze più o meno considerevoli, dall’altro può causare degli effetti negativi sia sulla fisiologia della pianta sia sulla sua morfologia. Da questo deriva la particolare necessità di ricercare alberi resistenti al vento per la costituzione dei soprassuoli arborei: il pino d’aleppo è un esempio molto adatto.
Il pino d’aleppo rientra nella categoria degli alberi frangivento. La necessità di avere alberi resistenti al vento è più forte soprattutto nelle zone litorali di cui il pino d’aleppo è originario e dove il vento trasporta sabbia e salsedine che potrebbero danneggiare la corretta crescita delle colture agricole coltivate nelle vicinanze.
In altri casi, invece, la scelta di alberi resistenti al vento deriva dal bisogno di costituire impianti forestali in zone che sono particolarmente soggette alle masse d’aria in movimento e che, allo stesso tempo, basano la loro redditività sulla vendita del legname, sia come legna da ardere sia come materiale da falegnameria.
Tuttavia, non di rado si ricorre alla scelta di alberi resistenti al vento per motivi puramente estetici nella realizzazione di giardini e parchi dove la messa a dimora di altre piante costituirebbe uno spreco di soldi inutile, data la loro poca resistenza fisica e (di conseguenza) temporale, nonché un rischio di schianti, pericolosi per l’incolumità pubblica. Il pino d’aleppo si presa molto bene, infatti, anche come pianta ornamentale.
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