A partire dagli anni ’80, la superficie coltivata a Pinot grigio è aumentata tantissimo, ben 11 volte tanto.
Per non parlare della produzione, che è salita a 12 volte e mezzo rispetto a quella registrata nel 1985.
Ma quali sono i segreti per una corretta gestione del Pinot grigio?
Indice
Pinot grigio: la crescita
Nel 1883, l’Almanacco Agrario del Consiglio Provinciale dell’Agricoltura per il Tirolo (sezione di Trento) suggeriva di impiantare Pinot grigio “perché dà raccolti abbondanti ed uniformi. Le uve danno un vino bianco assai fino”. A partire da quegli anni, infatti, il Pinot grigio venne introdotto in molte vigne italiane, specialmente al Nord Italia, come vitigno miglioratore di molte varietà locali.
Molte aziende vinicole, quindi, adottarono il Pinot grigio per aumentare la loro produzione e i risultati furono eccellenti già dalle prime vendemmie. La corretta gestione del vigneto a Pinot grigio è relativamente semplice, ma devono essere eseguite molte accortezze. Questo vitigno, infatti, tende ad essere sensibile a molte avversità biotiche e abiotiche. Vediamo insieme quali.
Sensibilità alle basse temperature
Il Pinot grigio è una delle tante varietà molto sensibili al freddo. Temperature intorno ai -12 °C possono causare la morte delle gemme e questo ne provocherebbe indubbiamente un grave danno economico per l’azienda agricola.
Questa sensibilità al freddo è favorita dalle selezioni tedesche di Pinot grigio, che sono assolutamente le più produttive. Ma, come spesso accade, la quantità entra in gioco a scapito della qualità. La maggior produzione, infatti, rende le viti più sensibili al freddo perché le sostanze di riserva, utili a proteggere la pianta durante l’inverno, si accumulano in quantità minori negli organi adibiti a farlo (radici, legno, ecc.).
Sensibilità al marciume acido
Il marciume acido è una patologia della vita che tende a manifestarsi durante le ultime fasi di maturazione dell’uva. Le cause principali che provocano il marciume acido sono la compattezza e il peso del grappolo, caratteristici del Pinot grigio. Questo rende la qualità delle uve più scadente e costringe l’agricoltore ad anticipare la vendemmia.
Soluzioni
Le migliori soluzioni a tali avversità sono:
- Scegliere cloni selezionati per ottenere un grappolo meno compatto: SMA 505, SMA 514.
- Pratiche agronomiche, quali il diradamento fiorale e la defogliazione.
Per quanto riguarda le pratiche agronomiche, l’intervento di diradamento e defogliazione devono essere eseguite durante l’allegagione, quando gli acini hanno una grandezza di 3-4 mm. Il diradamento fiorale e la defogliazione sono molto utili perché così facendo si eliminano quelle parti organiche della pianta che favoriscono la comparsa di infezioni botritiche e di marciumi. Questa pratica agronomica ha fatto scendere vigorosamente la percentuale di grappoli colpiti da tali infezioni, passando dal 30% a circa l’1,4%. E non solo sono diminuite le infezioni, ma si è potuto ridurre anche il numero di trattamenti con fitofarmaci.
Forma di allevamento: la Pergola trentina
Molto spesso, anche la forma di allevamento del vitigno assume un ruolo primario nella risposta alle avversità biotiche e abiotiche. Il sistema di impianto a Pergola trentina è forse quello che meglio si adatta al Pinot grigio, in quanto:
- Protegge le viti dai danni da freddo.
- Protegge l’uva dall’intensa esposizione luminosa, in particolare nella fase finale della maturazione dei grappoli soggetti a scottature.
- Favorisce l’aumento del livello produttivo per pianta e quindi la qualità delle uve.
- Favorisce l’aumento di superficie fogliare esposta alle radiazioni solari, portando così ad una migliore maturazione delle uve per quanto riguarda il grado zuccherino.
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