In questo articolo parliamo del pirodiserbo, uno dei tipi di diserbo adottati anche in agricoltura biologica.
Indice
Accenno sui vari metodi di lotta alle erbe infestanti
I mezzi di lotta alle malerbe, cosiddette erbacce, utilizzati da noi agricoltori sono davvero molti, alcuni tradizionali altri più recenti.
I mezzi di lotta alle erbe infestanti si dividono in tre tipi:
- Preventivi, cioè quelli che riducono o impediscono la nascita delle erbacee; un esempio può essere la pacciamatura, come abbiamo visto in questo articolo.
- Fisici, quelli, come il pirodiserbo, che agiscono direttamente sulle erbe infestanti in modo da distruggerle.
- Biologici, ossia quelli che sfruttano i meccanismi della natura per impedire alle malerbe di crescere (per esempio alcune tecniche agronomiche particolari, lo sfruttamento dell’allelopatia e la diffusione di parassiti naturali non nocivi alle colture).
Cos’è il pirodiserbo?
Il pirodiserbo è un metodo abbastanza recente che ha avuto molto successo soprattutto per le coltivazioni di serra.
Per capire meglio insieme cos’è il pirodiserbo, dobbiamo rivedere per un momento quali sono le condizioni ambientali che uccidono le erbe infestanti.
Tra queste condizioni, la più importante è certamente la temperatura. Questa gioca un ruolo fondamentale in quanto può favorire o impedire la vita delle infestanti. Tutte le piante riescono a vivere in un determinato intervallo di temperatura, che può variare dagli 0 °C ai 35 °C circa, a seconda delle varie specie.
Il pirodiserbo, quindi, si basa sull’impiego del calore per creare un forte aumento di temperatura: questo provoca uno “shock termico” sulla vegetazione in modo da causarne la morte.
Le varie forme in cui può essere emesso calore per fare pirodiserbo sono i raggi infrarossi, le onde elettriche, le onde elettromagnetiche, i raggi laser, il valore, ecc. La forma più utilizzata, più semplice e tendenzialmente più economica è proprio il vapore.
Il vapore
Abbiamo già accennato l’argomento parlando dei Nematodi galligeni (leggi l’articolo), perché, in effetti, l’azione del vapore e il conseguente innalzamento della temperatura risultano efficaci contro tutti gli organismi dannosi presenti nel terreno: funghi, batteri, virus, semi e piante infestanti, nematodi e insetti.
L’azione del vapore è rapidissima e il terreno è pronto per l’impianto appena si è raffreddato. Il vapore può essere usato senza creare nessuno danno alle piante coltivate o alle persone vicine e, pertanto, può essere utilizzato anche nelle zone residenziali.
L’azione del vapore nei riguardi dei diversi microorganismi dipende dalla temperatura raggiunta e dalla durata del trattamento: i trattamenti a 100 °C provocano la distruzione indiscriminata di tutti gli esseri viventi, animali e vegetali, e creare così il cosiddetto “vuoto biologico“. Se si viene a creare il vuoto biologico, si favorisce il rapido ritorno e sviluppo di patogeni e malattie a causa della mancanza di antagonisti.
Le temperature letali, dopo un’esposizione per 10 minuti, ai più comuni parassiti ed organismi dannosi alle piante che coltiviamo sono descritte nella seguente tabella “a termometro”:
100 °C
: Virus resistenti
: Semi resistenti
90 °C
:
:
80 °C
:
75 °C Semi
: Tutti i batteri patogeni delle piante
70 °C Molti virus
:
65 °C Insetti del suolo
: Molti funghi e batteri patogeni
60 °C Vermi, lumache, centopiedi
: Fusarium, Botrytis
: Rhizoctonia, Sclerotinia
50 °C Nematodi
Alle alte temperature (90-100 °C) ed in presenza di sostanza organica indecomposta, si libera una grande quantità di Azoto ammoniacale che, data la lenta ripresa della flora batteria nitrificante (particolarmente sensibile al calore), difficilmente sarà trasformato in azoto nitrico (positivo per la crescita delle piante) in tempi brevi e potrà provocare fenomeni di tossicità.
Per questo motivo, la concimazione con sostanza organica (e ovviamente l’incorporamento di questa nel terreno) dovrà essere effettuata almeno un mese prima del trattamento con vapore.
Con temperature superiori a 85 °C vengono solubilizzati diversi elementi, tra cui il Magnesio. Quest’ultimo, in suoli già ricchi dell’elemento, soprattutto se il pH è maggiore a 6,5, può provocare problemi di fitotossicità (concentrazioni > 75 ppm di Mn scambiabile). In caso di livelli eccessivi di Magnesio nel suolo, dopo il trattamento si può ricorrere al dilavamento mediante irrigazione.
E’ possibile realizzare il trattamento a temperature più basse (65-80 °C), ricorrendo all’impiego di vapore aerato. Così facendo, è vero che si rinuncia a distruggere tutti i patogeni, ma si salvano anche alcuni microorganismi utili e diminuisce quindi la possibilità di avere un rapido sviluppo di patogeni introdotti accidentalmente. Inoltre, i fenomeni di tossicità sono più rari, diminuisce la quantità di vapore necessaria, riducendo così i costi, e il suolo raffredda più rapidamente dopo il trattamento, anche immettendo solo aria per breve tempo.
Grazie al sistema di disinfezione del terreno con vapore e sostanze a reazione esotermica (che cioè reagiscono con il vapore liberando calore) si rende disponibile una addizionale quantità di energia utile per il riscaldamento del terreno, quindi si ha un maggiore innalzamento termico e un più prolungato mantenimento della temperatura raggiunta.
Le possibili sostanze a reazione esotermica sono l’idrossido di potassio (KOH) e l’ossido di calcio (CaO). Queste sostanze non solo hanno un basso impatto ambientale, ma possono anche funzionare da fertilizzanti.
Le sostanze esotermiche possono essere distribuite ed incorporate al terreno con una macchina appositamente costruita, che effettua con un solo passaggio sia questa operazione che la distribuzione del vapore.
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