Dopo aver esaminato le più importanti razze ovine italiane, continua la nostra rubrica settimanale sui consigli da dare agli allevatori parlando delle razze caprine.
Se stai cercando una particolare razza di capra o vuoi semplicemente conoscere le sue caratteristiche produttive, questo articolo fa proprio al caso tuo.
Indice
La capra
La capra (Capra hircus, Linneo 1758) come la conosciamo oggi deriva dalla capra selvatica del Caucaso e dell’Asia Minore. Nel corso dei decenni sono state fatti moltissimi miglioramenti grazie alla selezione genetica.
Le razze caprine sono classificabili in 3 gruppi:
- Razze alpine o europee: hanno una fronte piuttosto larga, corna mediamente sviluppate rivolte all’indietro o assenti in entrambi i sessi. Sono di taglia medio-grande e molto produttive.
- Razze asiatiche: hanno il pelo lungo e in abbondanza, è ondulato e molto pregiato.
- Razze africane: sono caratterizzate da mole piuttosto piccola e da produzione di latte da buona a media.
Situazione attuale in Italia
Gli allevamenti caprini in Italia sono poco più di 30.000 e in totale allevano quasi 795.000 capre in tutto la nazione. Il 66,34% del patrimonio caprino italiano è localizzato nelle regioni meridionali ed insulari, di cui prima tra tutte è la Sardegna con il 23,23% sul totale nazionale (ISTAT, 2016). Le regioni settentrionali, invece, ne detengono il 26,55% e quelle centrali solo il 7,11%.
Oltre alla Sardegna, le regioni che maggiormente allevano razze di capre sono la Sicilia (14,71%), la Lombardia (11,14%) e la Calabria (10,31%). Questi dati ci possono far capire subito quanto sia poco diffuso l’allevamento caprino, spesso addirittura misto all’allevamento ovino.
Il latte di capra, infatti, rappresenta circa l’1% della produzione complessiva nazionale di latte. Il latte di capra viene consumato sia fresco, per circa il 40%, sia trasformato in formaggio. Per quanto riguarda la produzione di carne, questa è molto apprezzata ed è rappresentata dal capretto, macellato tradizionalmente a 30-40 giorni di età. La produzione di carne di capra, inoltre, è favorita dall’alta percentuale di probabilità di parti gemellari (80-90%) o addirittura trigemellari (10-15%).
Il latte
Il latte di capra presenta una composizione chimica molto variabile, soprattutto in funzione della razza, e può oscillare da valori simili a quelli del latte vaccino (se si tratta di razze caprine di origine alpina), a valori più vicini a quelli del latte ovino (se si tratta di razze caprine mediterranee). Il latte di capra è inoltre caratterizzato da un insieme di proteine particolari che lo rendono adatto a coloro che sono allergici o intolleranti al latte di mucca.
In Italia, la quantità di latte di capra raccolto e lavorato dall’industria casearia è ancora molto modesta e le produzioni casearie caprine sono ottenute soprattutto in piccoli caseifici aziendali. È tuttavia interessante notare come in questi ultimi anni si sia evidenziata una tendenza all’espansione della domanda di formaggi di capra o misti freschi, di piccole dimensioni (tomini), semplici o variamente aromatizzati (con pepe, peperoncino, erbe, ecc.), anche se di prezzo elevato.
Allevamento
Le tecniche di allevamento prevedono tradizionalmente lo sfruttamento dei terreni più poveri e marginali, o comunque non utilizzabili in altri modi. Sono tuttavia presenti anche allevamenti semi-estensivi e intensivi.
- Allevamento estensivo: può essere razionalizzato prevedendo delle forme di pascolamento turnato e dei ricoveri semplici ed economici.
- Allevamento semi-estensivo: prevede l’utilizzazione prevalente del pascolo, ma anche l’integrazione alimentare con foraggere coltivate e/o concentrati. È prevista inoltre l’utilizzazione di semplici ricoveri.
- Allevamento intensivo: prevede l’impiego delle più moderne tecniche di stabulazione, con ricoveri adeguati, di alimentazione, ottimizzando i consumi in base ai fabbisogni, di mungitura, ecc. Tutti questi componenti permettono di aumentare la consistenza delle greggi e consentono la razionalizzazione della manodopera. Particolare importanza assume in questo tipo di allevamento l’utilizzazione di animali testati geneticamente.
Razze caprine
Le razze caprine sono davvero moltissime, infatti se ne contano 71 italiane e circa 20 estere ufficialmente riconosciute. Per tale motivo, in questo articolo parleremo solo delle 9 razze principalmente allevate in Italia per qualità e quantità di produzione. Se hai necessità di conoscere le caratteristiche di altre razze caprine che qui non sono state elencate, puoi scriverci alla nostra e-mail: [email protected] .
Le razze di cui andremo a parlare rappresentano appena il 45% del patrimonio italiano caprino e, di questo 45%, oltre la metà è costituita dalla razza sarda, la quale, più che una razza chiaramente definita, è da considerarsi una popolazione che presenta ancora una notevole variabilità genetica, morfologica e produttiva. Le altre razze sotto elencate rappresentano complessivamente il 15% delle razze caprine allevate nel nostro paese.
Il resto è costituito da popolazioni locali etnicamente non ben definite e da meticce destinate comunque alla produzione di latte. Inoltre, si rileva una presenza cospicua di caprette nane tibetane (taglia molto piccola), allevate soprattutto per compagnia o, al più, per la carne (capretti e adulti a fine carriera). Dato che sono diffuse in molti allevamenti a conduzione familiare di piccolissime dimensioni spesso slegati all’attività agricola e visto che non sono considerate animali da reddito, le caprette tibetane sfuggono in gran parte agli studi statistici ufficiali (ISTAT) e non verranno trattate in questo articolo.
Sarda
Come si può capire dal nome, la capra sarda è autoctona della Sardegna dove è allevata ancora oggi. Deriva dall’incrocio di diverse razze, tra cui la Maltese. È una razza molto rustica, per questo si adatta agli ambienti più difficili. L’attitudine lattifera non è molto pronunciata e la prolificità è medio-bassa. La produzione di latte varia dai 160 ai 230 Kg a lattazione, mentre i capretti hanno un peso alla nascita di circa 2,8 Kg e vengono venduti per la carne quando arrivano a circa 11 Kg all’età di 2 mesi.
Camosciata delle Alpi
È una razza del tipo Alpino, di taglia medio-grande, estremamente produttiva e caratterizzata da elevata prolificità. È originaria della Svizzera ed è una delle sette razze caprine riconosciute ufficialmente in Svizzera (Appenzel, Camosciata delle Alpi, Saanen, Grigionese strisciata, Toggenburg, Vallesana, Verzaschese). Viene allevata in Italia, soprattutto in Piemonte e in Trentino-Alto Adige. È capace di fornire dai 300 ai 900 Kg di latte per lattazione, con contenuti medi in grasso del 3,5% e proteine del 3,1%.
Saanen
Anch’essa del tipo Alpino, è originaria dell’omonima valle Svizzera. È la razza caprina forse più selezionata al mondo perché si adatta molto facilmente ai più vari tipi di ambienti. Per questo motivo è diffusa in Europa (soprattutto in Germania), America e Asia. Si adatta molto bene all’allevamenti semi-intensivo e addirittura intensivo. È molto produttiva, arriva fino a 1000 Kg di latte per lattazione. È caratterizzata da alta fertilità e prolificità, presentando il 10-15% di parti trigemellari.
Garganica
Razza del tipo mediterraneo. È originaria del promontorio del Gargano e infatti è diffusa principalmente in Puglia. È una razza rustica e particolarmente adatta all’allevamento brado in ambienti molto difficili. La sua prolificità però è scarsa e la produttività mediocre: produce circa 100-150 Kg di latte per lattazione con contenuto in grasso del 4,3% e in proteine del 3,8%.
Jonica
Anche questa è una razza caprina di origine pugliese. Deriva da una popolazione allevata a Taranto incrociata con la Maltese, per poi essere stata migliorata, nel corso degli anni, con opere di selezione genetica. È una razza molto prolifica ma non molto rustica. La produzione di latte arriva fino ad un massimo di circa 350 Kg a lattazione e i capretti nascono con il peso medio di 4 Kg.
Maltese
Altra razza del tipo mediterraneo. È originaria dell’isola di Malta ed è molto diffusa nell’Italia meridionale e in Sicilia. È presente anche in altre regioni italiane, ma in piccoli nuclei. Ha un’elevata prolificità, con frequenti parti gemellari e trigemellari. Ha una spiccata attitudine lattifera, con produzioni che possono raggiungere anche i 600 Kg di latte per lattazione. I contenuti in grasso del latte arrivano fino al 5,1%, quello in proteine al 4,3%. Si adatta molto bene al sistema dall’allevamento intensivo.
Girgentana
È una capra che ha origini antichissime, forse derivanti dalla Falconeri o Markor, proveniente dall’Asia Occidentale. È facilmente riconoscibile perché ha le corna dritte e spiralate. Si è diffusa soprattutto in Sicilia, in particolare nella provincia di Agrigento da cui prende il nome (Girgenti). Ad oggi, viene allevata principalmente in queste zone e in Calabria, con un tipo di allevamento fisso o semi-brado. La produzione di latte è molto buona e si aggira intorno ai 300-475 Kg per lattazione.
Angora
Appartiene al gruppo delle razze asiatiche perché è originaria della Turchia (Anatolia). L’allevamento di questa razza è molto diffuso, oltre che nel paese di origine, anche in Sud-Africa e negli USA. In Italia era presente, nel 1996, un solo gregge che non è stato portato avanti. Il motivo di questo abbandono è dovuto alla difficile gestione delle fasi successive alla raccolta della lana (cardatura, pettinatura, filatura, ecc.) da cui dipende la convenienza dell’allevamento. È possibile acquistare riproduttori di razza Angora in Francia, Bulgaria e Canada, ma i costi sono assai elevati. Produce un pelo pregiatissimo e sericeo adatto per filati di altissima qualità (come ad esempio il mohair). La quantità di produzione si aggira intorno a 1,5 Kg a capo.
Cashmere
Questa razza comprende un insieme di ceppi asiatici originari della zona del Cashmere, da cui prende il nome, situata tra l’India e il Pakistan. È allevata in molti altri paesi del mondo, oltre quello di origine. Chi alleva questa razza caprina lo fa per la produzione del suo pelo di altissima qualità, il quale viene ottenuto non per tosatura ma per pettinatura (Cachemire, fibra di straordinaria finezza pari a 13-15 micron). La produzione di lana varia da 400 a 1.000 g a capo. Non c’è differenza tra le parole Cashmere e Cachemire, solamente che la prima è una inglese mentre la seconda è francese, ma entrambe si riferiscono alla stessa cosa. In italiano, viene spesso tradotta con Casimiro o Casimira.
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