Razze ovine: le pecore migliori d’Italia

razze ovine

Sei un agricoltore che sta cercando una razza di pecore più adatta al suo territorio?

Sei uno studente o un semplice curioso che vuole conoscere quali sono le migliori razze ovine italiane ancora oggi presenti?

Chiunque tu sia, se sei interessato a conoscere il fantastico mondo dell’allevamento ovino allora stai leggendo l’articolo giusto.

Questo articolo infatti è una guida alla scoperta delle razze ovine italiane.

Continua, quindi, la nostra rubrica settimanale sui consigli da dare agli allevatori.
Dopo aver parlato di bovini da latte e bovini da carne, non poteva mancare questo articolo su l’allevamento ovino.

Indice

La pecora

Anche se sembra difficile crederci, la pecora è l’animale più allevato al mondo. In tutto il pianeta ci sono più di 1 miliardo di esemplari allevati. Il motivo di questa presenza mondiale è certamente la grande capacità di adattamento sia ai fattori climatici ed ambientali sia a quelli alimentari. La pecora, infatti, è uno degli animali più efficienti dal punto di vista dell’utilizzazione dei foraggi.

La pecora (Ovis aries, Linneo 1758), sembra che derivi dal muflone (Ovis musimon, Pallas 1762), dall’urial (Ovis vignei, Blyth 1841) e dall’argali (Ovis ammon, L. 1758), tre animali selvatici presenti in Italia (il primo) e in Asia (gli altri due).

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Come per le razze bovine, anche le razze ovine vengono classificate per la loro attitudine. Esistono infatti razze ovine più adatte alla produzione di latte, razze più adatte alla produzione di carne e razze che possono avere entrambe le caratteristiche di produzione. In Italia, circa il 70% degli allevamenti ovini sono destinati alla produzione di latte. Gli allevamenti ovini che hanno come unico scopo produttivo la carne sono poco numerosi.

Situazione in Italia

Il latte di pecora rappresenta il 4,6% della produzione complessiva di latte in Italia (ISTAT 2016). Anche se la percentuale potrebbe essere considerata molto bassa, questo latte ha una particolare importanza per le caratteristiche che lo contraddistinguono e i formaggi che se ne ricavano. Il latte di pecora, infatti, è caratterizzato da una quantità di grasso e proteine nettamente superiori al latte bovino e possiede un sapore tipico.

Nel 2016, sono stati ottenuti dalla mungitura oltre 5 milioni e mezzo di quantali di latte di pecora, di cui quasi 5 milioni sono stati consegnati ai caseifici (ISTAT 2016) dell’industria lattiero-casearia cooperativa o privata, mentre i restanti quintali sono rimasti in azienda e sono stati destinati alla vendita diretta o all’autoconsumo di formaggi. Del totale prodotto, solo poco più dell’1% di latte ovino viene consumato tal quale.

Il formaggio di pecora più importante è il Pecorino Romano che, al contrario di come può sembrare dal nome, viene prodotto per l’80% in Sardegna e solo per il 20% nel Lazio. Si tratta di un formaggio a pasta dura e a lunga maturazione, che da solo rappresenta circa la metà della produzione nazionale di formaggi pecorini e che è riconosciuto come formaggio DOP (denominazione di origine protetta). Altri formaggi DOP (Pecorino Sardo, Pecorino Toscano, Fiore Sardo e Canestro Pugliese) sono ufficialmente riconosciuti ma non sono tuttavia garantiti da un sistema efficiente di consorzi di tutela come quello esistente per i formaggi di mucca.

La produzione di latte ovino è concentrata soprattutto in Sardegna, che da sola fornisce il circa il 40% del totale nazionale. Altre regioni di interesse sono Lazio (14%), Toscana (11%), Sicilia (9%), Puglia (6%) e Abruzzo (5%).

Nonostante questi numeri, la situazione attuale in Italia è molto critica. Le cause sono principalmente i prezzi del latte troppo bassi che non assicurano un degno ricavo agli allevatori e la tendenza da parte dei consumatori nell’adottare diete più leggere e meno ricche di grassi di derivazione animale.

Per quanto riguarda la produzione della lana, questa rappresenta nel nostro paese una produzione ormai del tutto marginale e quasi dimenticata. La produzione media per capo è di circa 1,4 Kg. Nonostante sia migliore di quella degli arieti e degli agnelli, la lana della pecora è piuttosto scadente, per la maggior parte adatta alla creazione di materassi, che spesso non sostiene le spese necessarie per la tosatura. La tosatura si effettua ormai con cesoie elettriche, una volta l’anno, su tutti i soggetti con più di 4 mesi di età.

Tipi di allevamento

Le forme di allevamento a cui possono essere sottoposti gli ovini sono:

  • Il nomadismo, ormai notevolmente ridotto, caratterizzato da spostamenti continui delle greggi su pascoli non definitivi seguendo itinerari per lo più occasionali.
  • La transumanza, che in alcune aree geografiche del nostro Paese è ancora praticata sistematicamente, prevede la migrazione periodica e regolare delle greggi al fine di sfruttare al meglio le produzioni foraggere disponibili sul territorio.
  • L’allevamento di tipo stanziale, invece, è quello a cui oggi si fa più riferimento. Le greggi sono confinate stabilmente in recinti o ricoveri.

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Normalmente gli ovini vengono allevati al pascolo, facendo ricordo alla stabulazione solo nel periodo invernale. In genere viene effettuato il pascolo a rotazione che prevede la suddivisione della superficie totale in più appezzamenti (6-10) nei quali ogni pecora allattante dispone di un’area ampia circa 70-100 metri quadri. In ogni recinto, l’intero gregge pascola per 4-7 giorni in modo da sfruttare al massimo la produttività del cotico erboso. Spostando successivamente il gregge di recinto in recinto, si consente il ricaccio dell’erba in 4-6 settimane.

Per quanto riguarda la durata dellalattazione, tutte le razze ovine producono latte per 4-5 mesi al massimo, un po’ di più (6-7 mesi) se si tratta di pecore che hanno partorito in autunno.

Razze da latte

Sarda

Originaria della Sardegna, tra le razze ovine è quella che più si è diffusa nell’Italia centrale, in particolare in Toscana e Lazio, dove le caratteristiche dei pascoli consentono produzioni del tutto ragguardevoli. È una razza molto rustica e molto produttiva. Ha ormai raggiunto un elevato grado di specializzazione grazie al miglioramento genetico.

La produzione di latte raggiunge 120 Kg a lattazione nelle primarie e 180 Kg nelle pecore adulte. La percentuale media di grasso nel latte è del 7%. La resa in formaggio stagionato 6 mesi è di circa il 18% e quella in ricotta è del 6,5%. La produzione di carne è rappresentata dall’agnello da latte. Fornisce poca lana e di scarso valore commerciale.

Massese

È detta “la pecora nera”, dato il colore del suo vello (manto). È originaria della Val di Forno (Alpi Apuane) in provincia di Massa Carrara (Toscana). Le produzioni di latte si aggirano intorno ai 100-140 Kg per lattazione. È una razza molto fertile e prolifica, in grado di fornire anche buone quantità di carne: gli agnelli infatti presentano elevati pesi alla nascita e notevoli incrementi medi giornalieri nel periodo che va dalla nascita allo svezzamento. La lana, quasi per nulla richiesta, non può essere tinta.

Delle Langhe

L’origine di questa razza è incerta, probabilmente deriva da incroci di ceppi indigeni. Viene allevata nella zona geografica da cui prende il nome: le Langhe cuneesi (provincia di Cuneo) comprese tra i fiumi Bormida e Tanaro. È una delle razze ovine da latte più produttive, ma possiede anche una buona attitudine alla carne. Le produzioni di latte si aggirano intorno ai 150-180 Kg per lattazione.

Comisana

Chiamata anche Testa rossa, Faccia rossa o Lentinese, è originaria delle province di Ragusa, in particolar modo Comiso (da cui prendere il nome), e Siracusa. È stata ottenuta probabilmente dall’incrocio di pecore Siciliane con arieti di Malta. Oltre che in Sicilia, è allevata anche in altre regioni d’Italia. La produzione media di latte è di circa 120-150 Kg a lattazione.

Leccese

Originaria del Salento (Lecce), discende molto probabilmente dagli ovini di razza asiatica o siriana del Sanson (Ovis aries asiatica) e precisamente dal ceppo di Zackel. Le regioni di maggior allevamento sono Puglia e Basilicata. Le produzioni di latte si aggirano intorno agli 80 Kg per lattazione. Carne e lana sono di scarsa qualità.

Altamurana

Viene detta anche “Moscia”, a causa dei filamenti lanosi poco increspati e cadenti che caratterizzano il suo vello. È originaria di Altamura, in provincia di Bari. È presente sul territorio italiano con un numero di capi inferiore a mille. La produzione di latte è analoga a quella della Leccese.

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Razza da carne

Bergamasca

È originaria di Clusone in Val Seriana ed è diffusa nelle Prealpi bergamasche nelle province di Sondrio, Como e Brescia. È considerata la migliore razza italiana per la produzione di carne. Proprio per questo motivo è diffusa anche in altre regioni italiane per essere usata come razza incrociante per migliorare le caratteristiche della carne di razze da latte. I maschi adulti raggiungono pesi superiori ai 100 kg, le femmine agli 80 kg. Gli agnelli sono abbastanza pesanti e fanno registrare ottimi accrescimenti medi giornalieri, 250-300 g al giorno. La produzione di lana è elevata, anche se di qualità bassa. Il latte prodotto viene totalmente poppato dall’agnello.

Appenninica

Deriva da popolazioni autoctone presenti sulla dorsale appenninica insanguinate con razze a prevalente attitudine alla carne. È originaria delle province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Siena, Perugia e Terni. Si adatta perfettamente a qualsiasi ambiente, anche a quelli più difficili. Proprio per questo, si è diffusa anche in altre zone dell’arco appenninico centro-meridionale. I maschi raggiungono un peso medio di 78 kg, le femmine di 56 kg. L’attitudine produttiva è soprattutto la carne, finalizzata alla produzione di agnelli leggeri. Produce anche latte, nelle quantità di 100-120 Kg per lattazione. Il grasso presente nel latte ammonta all’8% e grazie a questa caratteristica il latte dell’Appenninica viene utilizzato per produrre il Pecorino Toscano. Fornisce anche discrete quantità di lana da materasso: 2,5 kg gli arieti, 1,5 kg le pecore.

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Merinizzata italiana

Deriva dalla popolazione poli-meticcia ottenuta incrociando le razze Merino italiane (Gentile di Puglia e Sopravissana) con tipi genetici Merinos di derivazione europea. Viene allevata specialmente in Umbria, Abruzzo, Basilicata e Puglia. I maschi raggiungono i 90 kg di peso, le femmine i 70 kg. È in corso una selezione genetica mirata a migliorare l’attitudine alla produzione di carne, senza deprimere l’aspetto qualitativo della lana.

Razze a duplice attitudine (latte e carne)

Barbaresca

È il prodotto dell’incrocio di sostituzione della razza siciliana Pinzirita, effettuato con arieti di razza nordafricana Barbaresca, a coda grassa. La sua culla di origine è l’entroterra siciliano meridionale infatti è diffusa in Sicilia, specialmente nella provincia di Caltanissetta, e in altre zone collinari dell’Italia meridionale. Il peso dei maschi raggiunge i 70 kg mentre quello delle femmine i 48 kg. La particolare attitudine alla carne è data non tanto dal peso che raggiungono gli agnelli al momento della mattazione, ma dall’elevata percentuale di parti gemellari che arriva fino al 40%. La produzione di latte si aggira intorno ai 150 kg a lattazione e il contenuto in grasso è del 7%. Gli arieti producono 6,5 kg di lana, mentre le pecore 3- 4 kg.

Gentile di Puglia

Questa razza è stata ottenuta dagli incroci effettuati già sotto Federico II di Svevia, Alfonso I di Aragona e successivamente sotto i Borboni, tra pecore della razza locale Carfagna e arieti Merino provenienti da Spagna, Francia e Germania. È originaria della provincia di Foggia. La sua selezione è stata attentamente seguita nei primi decenni del secolo scorso dall’Ovile Nazionale di Foggia, poi trasformato in Sezione Operativa dell’Istituto Sperimentale per la Zootecnia di Roma. È diffusa attualmente in Campania, Molise, Abruzzo, Basilicata e Calabria. Gli agnelli nascono con un peso medio di 3,5 kg e fanno registrare buon incrementi medi giornalieri. Le caratteristiche organolettiche delle carni, saporite, di grana fine e con la giusta quantità di grasso, sono molto apprezzate dei consumatori. La qualità della lana, la cui produzione ottenuta in una tosa annuale di 4-5 kg, è ottima, morbida, dolce al tatto e nervosa, adatta all’industria tessile.

Sopravissana

Razza derivata dagli ovini di Visso, in provincia di Macerata, sui monti sibillini, è stata ottenuta nella seconda metà del 1700 dall’incrocio con arieti Merino spagnoli, francesi di Rambuillet e, più tardi, Gentili di Puglia. Questa razza è diffusa principalmente in Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Toscana. La qualità della lana è ben apprezzata dall’industria tessile. La produzione di carne è data principalmente dall’abbacchio, macellato a 3-4 settimane con pesi di 9-10 kg. Buone produzioni dal punto di vista qualitativo si ottengono anche a età e pesi superiori.

Garfagnina bianca

Rientra nelle razze ovine di interesse locale. L’allevamento di pecore nella valle del Serchio in Garfagnana e nella Val di Magra (Lunigiana e zona di Pontremoli) ha origini antichissime: ne parlava già Columella nella sua opera “De re rustica”, nel I secolo d.C. Gli ovini di queste valli, hanno diversi nomi a seconda della località in cui pascolano: Garfagnino, Massesi, fornissi ecc. Il peso dei soggetti adulti è di circa 85 kg nei maschi e 59 kg nelle femmine. La produzione di latte oscilla intorno ai 120 kg per lattazione. La resa in formaggio è del 17% in stagionato e 10% in ricotta. La produzione media di lana è di 1,3 kg in due tosatore (Bujatti, 1949). La lana è di qualità scarsa e attualmente la tosatura si realizza soltanto per il benessere degli animali.

Pomarancina

Anche questa è una razza che rientra tra le razze ovine di interesse locale. Autoctona della zona di Pomarance in provincia di Pisa, è attualmente allevata nel suo comune di origine oltre che a Volterra e Montecatini. Il peso degli adulti è di 55-60 kg nei maschi e di 45-50 kg nelle femmine. L’attitudine produttiva principale è la carne, quella secondaria il latte, ma la mungitura non viene di fatto effettuata. È una razza molto rustica e per questo allevata in ambienti di alta collina, allo stato brado e semi-brado per tutto l’anno, con modeste integrazioni di fieno in caso di estrema necessità.

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Razze ovine: le pecore migliori d’Italia ultima modifica: 2017-11-25T07:12:07+00:00 da Elia Valmori

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