Si racconta che un grande filosofo del passato per spiegare ai suoi allievi il profondo senso della vita utilizzasse come esempio la cipolla. In effetti l’esempio calzava a pennello perché “… ognuno di noi, diceva, ha una idea della vita ma scava scava, strato dopo strato alla fine si arriverà a capirne il senso prima che sia troppo tardi”.
La cipolla diventa ben presto protagonista nei proverbi della saggezza contadina:
“Una mela al giorno toglie il medico di torno, ma un buon due chili e mezzo di aglio e cipolla ti tolgono di torno anche i parenti” o ancora la cipolla rappresenta l’orgoglio nel “meglio pane e cipolla che arrosto in casa altrui” oppure diventa castità in “sei beata come una cipolla” riferendosi alla mancanza di seduzione della donna vestita in modo pesante oppure l’idea contraria, ossia l’eccitazione “apprezzi il godere spogliandola piano e a lungo” ma rappresentò anche l’idea di carestia e povertà per arrivare ai nostri giorni “vestirsi a cipolla” per sopportare il freddo invernale.
Comunque sia la cipolla è sempre stata, dall’antichità fino ad oggi, uno dei pochi frutti della terra che ha accomunato il mondo intero, dalla Cina dove ha origine, agli Egizi dove veniva considerata oggetto di culto per la sua forma sferica e i suoi strati come cerchi concentrici che rappresentavano la vita eterna, poi in Europa fino agli Usa con Colombo che la porta con sé durante i suoi viaggi oltreoceano.
In altre parole possiamo definire la cipolla come frutto del popolo, ricchi e poveri tutti ne fanno uso e tutti l’apprezzano. Elemento a volte principe a volte base di migliaia di ricette è diffusa nella maggior parte dei paesi.
Mi raccontava mia nonna che i suoi antenati usavano la cipolla contro i malefici e per allontanare gli spiriti maligni, e ricordava che non mancava mai una resta all’entrata di casa.
Anticamente veniva regalata agli sposi come simbolo di fertilità e per allontanare invidie e maldicenze, ma per alcune popolazioni dell’est veniva interpretata come cattivo presagio “tanti guai quanti gli strati di una cipolla”.
Infatti se qualcuno sognava cipolle veniva interpretato come indizio di lacrime e dispiaceri, mentre la saggezza contadina del nostro paese interpretava il sogno come abbondanza e lacrime di gioia se si sognava di coltivarla.
Rimedio fortunato tra gli antichi apotecari ed erboristi per la cura delle verruche e per le punture delle api, grazie alle sue qualità diuretiche veniva usato anche per eliminare i vermi intestinali e anche come espettorante.
Agli albori del cinema, la cipolla non mancava mai nel set poiché serviva come espediente per far piangere le attrice incapaci di simulare le lacrime. Famosa la frase di Alfred Hitchcock rivolta ad una attrice mediocre durante un provino “…lei è tanto cinica e malvagia che nemmeno un sacco di cipolle tagliate le farebbero versare una lacrima”.
Un’altra cosa curiosa è che la cipolla la troviamo anche in alcuni stemmi nobiliari come simbolo per eccellenza delle lacrime e del dolore subiti dai nobili della casata per raggiungere alte e pericolose imprese e ancora le cupole di molte chiese ortodosse hanno la “forma a cipolla” che richiama la forma di una candela come preghiera incessante rivolta a Dio.
Non mi dilungo sui vari usi che se ne possono fare in cucina perchè sicuramente li avrete già sperimentati tutti in varie occasioni e potrei parlarne per ore.
Insomma…la cipolla che sia bianca, dorata o rossa, nasce nel profondo, assume forma di mondo e come gli strati della terra ci rappresenta tutti, ci ciba, ci protegge, ci fa lacrimare e ci fa gioire nel gustarla.
S.E.
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