Il morso di vipera può essere molto pericoloso se non si interviene in tempo. Ma come fare a riconoscere questo serpente? Oggi parliamo della vipera italiana.
Indice
La vipera
La vipera, come già sai, è un serpente velenoso appartenente alla famiglia dei Viperidi.
È caratterizzata da un corpo tozzo, una coda corta e una testa triangolare e a punta.
Possiedono una ghiandola, situata nella regione posteriore della bocca, che produce un veleno composto da un’alta percentuale d’acqua e diverse sostanze tossiche (albumine, proteine, ecc.) che agiscono sui tessuti, sulla coagulazione del sangue e sul sistema nervoso.
Per iniettare il veleno nella preda utilizzano delle zanne mobili al cui interno è presente un canale collegato direttamente alla ghiandola velenifera.
Quando la vipera apre la bocca, le zanne compiono un movimento rotatorio dall’interno (parte posteriore del palato) verso l’esterno, formando un angolo di 90° con la mascella.
Al momento del morso, penetrano nel tessuto muscolare della vittima e iniettano il veleno prodotto dalla ghiandola tramite i canali presenti nelle zanne.
Come riconoscere una vipera
Esistono delle caratteristiche distintive che ci aiutano a capire come riconoscere una vipera da altri serpenti, come ad esempio le innocue bisce (colubri). Queste sono:
- Occhi con pupille verticali: gli altri serpenti hanno pupille rotonde;
- Testa triangolare: in altri è ovale;
- Coda che si restringe in modo brusco: negli altri si restringe gradualmente.
Biologia
In generale, i serpenti sono ovipari, cioè depongono le uova da cui poi nascerà la loro progenie. Questo vale per il 70% delle specie di serpenti esistenti sul nostro pianeta.
Le vipere, invece, fanno parte del rimanente 30%: esse sono vivipari, ossia non depongono le uova ma partoriscono i figli dopo averli nutriti attraverso una membrana molto simile ad una placenta.
Questo è sicuramente un adattamento evolutivo vantaggioso ma che richiede un grande dispendio di energie, specialmente per un essere a sangue freddo che si nutre una volta a settimana.
Il ciclo ovarico di una vipera italiana dipende dal peso della femmina, dalla specie e dall’ambiente in cui essa vive.
Sembra che addirittura non si ripresenti prima di 3 anni, con variazioni da 2 a 4 anni. Ci vuole tempo per ripristinare le riserve spese per la gestazione e il parto dei viperotti.
Questo comporta un basso tasso di fertilità che contribuisce al declino della vipera italiana, minacciata continuamente dall’uomo e dalla perdita degli habitat caratteristici.
La vipera italiana si ciba di topi, lucertole e piccoli uccelli.
Vipera italiana (Vipera aspis, L. 1758)
Esistono 5 specie di vipera italiana. Ognuna di esse ha delle caratteristiche e dei colori distinguibili, ma non tutte vivono nella stessa area del nostro paese.
Vediamole insieme, in modo da poterle riconoscerle.
Aspide o vipera comune (Vipera aspis, L. 1758)
L’aspide, conosciuta meglio come vipera comune, è la vipera più diffusa nel nostro paese e presente praticamente in ogni regione italiana, tranne la Sardegna.
La sua lunghezza può arrivare massimo a 95 cm, ma mediamente intorno ai 65 cm. La coda è nettamente distinta dal corpo.
La colorazione varia a seconda dell’ambiente in cui vive la sottospecie: va dal nero (raro) alle varie tonalità di marrone, rossiccio e grigio.
Marasso (Vipera berus, L. 1758)
È una vipera italiana frequente nell’Italia settentrionale.
Ha un corpo tozzo, con lunghezza massima che va da 60 cm (maschi) a 80 cm (femmine).
I suoi colori possono variare dal nero al marrone e al verde, con una striscia a zig zag di solito più scura.
È una specie diurna, specialmente nelle regioni settentrionali. Nelle regioni meridionali può essere attiva anche la sera e la notte durante il periodo estivo.
Il letargo uccide circa il 15% degli esemplari adulti e circa il 30-40% di quelli giovani.
I marassi predano soprattutto i piccoli mammiferi. Covate di uccelli e rane sono una fonte di nutrimento secondaria.
Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii, Bonaparte 1835)
Questa vipera italiana è presente solo sull’Appennino Abruzzese ed Umbro-Marchigiano.
È la specie più piccola tra tutte le sue cugine italiane, con una taglia media di circa 40 cm.
Il nome è un omaggio al naturalista ascolano Antonio Orsini (1788-1870).
In Italia, è specie rara a causa dell’alterazione del suo habitat naturale da parte dell’uomo. Per questo è considerata specie protetta da varie convenzioni internazionali, tra cui il CITES.
Abita esclusivamente le praterie di alta quota e conduce vita solitaria, eccetto nel periodo riproduttivo.
È dotata di un apparato velenifero funzionante ma assai debole, anche per le dimensioni ridotte delle zanne.
Morde in casi molto rari ed ha un carattere molto mansueto: un suo eventuale morso non comporta in genere danni rilevanti. Vive dai 7 ai 10 anni.
Vipera dal corno (Vipera ammodytes, L. 1758)
Anche questa è una vipera italiana ma vive solo nell’area Nord – Orientale del nostro paese.
Il suo nome è dovuto ad un’appendice carnosa presente sulla punta del suo muso.
Le sue dimensioni possono arrivare a 90 cm di lunghezza, in casi rarissimi superano il metro.
La colorazione può variare dal marrone al grigio.
Lungo il dorso corre un disegno di colore più scuro, che ricorda una linea a zigzag o una serie di rombi uniti. In casi rari si possono avere forme melaniche, cioè completamente nere.
La vipera dal corno è la più pericolosa per l’uomo, tra le vipere osservate in Italia, anche se l’animale è timido e tende alla fuga in presenza di pericoli.
Vipera di Walser (Vipera walser, Ghielmi et al. 2016)
Questa vipera italiana è quella di più recente scoperta. Si è venuti a conoscenza della sua esistenza all’inizio del 2016.
Tra i biologi italiani ed europei che hanno partecipato alla scoperta si ricordano Ghielmi, Menegon, Marsden, Laddaga e Ursenbacher.
Il nome fa riferimento ai Walser, popolazione di origine germanica presente nella zona del Monte Rosa sin dal XIII secolo.
Vive in un areale molto ristretto, di appena 500 Km² a nord di Biella.
Per le caratteristiche comuni, questa vipera italiana è difficilmente distinguibile dal marasso (Vipera berus), dal quale può essere distinta solamente ad un esame specialistico attraverso l’osservazione della disposizione delle placche craniali e tramite analisi genetiche.
Sembra che gli abitanti delle Alpi biellesi avessero già dato un nome comune a questa vipera che non era esattamente uguale alle altre, chiamandola “vipera dei rododendri“.
Questo potrebbe lasciar ipotizzare che abbia come abitudine quella di arrampicarsi sugli alberi, ma solo ulteriori studi sul suo comportamento potranno darci indicazioni più precise.
Come evitare le vipere
Anche se per molti potrebbe essere un’emozione unica incontrare una vipera italiana, è sempre meglio evitare di trovarsela davanti. Non possiamo mai sapere quale sarà la sua reazione.
Per tale motivo, consigliamo di:
- Allontanarsi immediatamente appena ci si accorge della sua presenza;
- Se siamo costretti ad ucciderla (abbiamo con noi cani, anziani, bambini o disabili), ricorda di mantenere almeno 2-3 metri di distanza;
- Indossare sempre scarpe alte e calzini di spugna, non camminare mai a piedi nudi tra la vegetazione;
- Camminare con passo pesante;
- Aiutarsi con un bastone quando si cammina tra l’erba alta, in modo battere con esso per terra o sui sassi. Anche se la vipera ha un udito poco sviluppato, essa è molto sensibile alle vibrazioni del terreno e ciò la fa allontanare;
- Evitare di sedersi e mangiare vicino a sassi, pietraie, cataste di legna, muretti, erba alta, ecc.;
- Scuotere ogni indumento lasciato in terra anche solo per qualche minuto prima di rindossarlo;
- Controllare a vista bambini e animali domestici.
Cosa fare in caso di morso di vipera
In caso di morso di vipera, la prima cosa da fare è mantenere la calma ed essere rilassati.
Il morso di vipera non è mortale, basta semplicemente recarsi il prima possibile al pronto soccorso più vicino.
È possibile comunque riconoscere il morso di vipera, in base all’immagine seguente.
Il morso della vipera italiana è facilmente distinguibile in quanto lascia dei fori provocati dalle zanne velenose. Questi sono più grandi degli altri forellini che, in realtà, sono poco più di un graffio.
A volte, utilizzare il siero antivipera (antiofidico) può essere dannoso se non lo si sa usare.
L’unica cosa da fare dopo il morso di vipera è posizionare un laccio (meglio emostatico) circa 10 cm sopra il morso (a monte), non molto stretto (deve poter passare un dito) e tranquillizzare il malcapitato (il quale sentirà molto dolore).
Altri accorgimenti durante il tragitto in ospedale possono essere:
- Togliere anelli, bracciali e collane;
- Lavare la ferita con acqua ossigenata o acqua semplice (no alcool!): il veleno della vipera, in contatto con l’alcool, forma composti tossici;
- Premere la ferita dopo il morso in modo da far uscire la maggior quantità di veleno;
- Immobilizzare l’arto colpito.
Al resto penseranno i medici del pronto soccorso che, in breve tempo, rilasceranno il paziente senza alcuna conseguenza.
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