Da qualche tempo a questa parte riviste specializzate, siti e specialisti del settore hanno avviato una campagna sui benefici dal punto di vista economico per quanto riguarda coltivazioni molto territoriali, i cui frutti risultano essere tra i più apprezzati e in alcuni casi tra quelli più cari, come per esempio, la coltivazione dello zafferano.
A prima vista sembrerebbe l’affare del secolo, una coltura davvero redditizia, ma spulciando dati, leggendo blog di coltivatori e riviste specializzate, oltre che dai bollettini degli enti certificati, sembrerebbe proprio che i maggiori fruitori di guadagno siano altri e non tanto i poveri coltivatori.
Certo, l’idea che 1 Kg di pistilli di zafferano superi i 12.000-15.000 euro è molto allettante ma per ottenere questo risultato occorrono tantissime piantine.
La scelta del terreno non è molto semplice. A parte i territori vocati alla coltivazione di questa speciale spezia, bisogna optare per i terreni collinari, in seconda battuta bisogna avere una buona conoscenza delle tecniche di semina, estrazione ed essiccazione.
I costi iniziali per chi già possiede un buon terreno non sono molto alti ma attenzione a come si scelgono i bulbi, sul mercato infatti ne esistono di varie qualità, quindi l’ausilio di un buon tecnico risulta essere necessario. Normalmente un bulbo produce dai 3 ai 5 fiori e per produrre un grammo di spezia ne servono circa 100-150 che si potrebbe vendere a circa 18-20 euro.
Si diceva dell’affare del secolo…su un terreno di circa 1000 mq la vendita del prodotto finito si aggirerebbe sui 4.000 euro. Ma attenzione, come diceva la vecchia tradizione popolare, “guadagno si, ma tanta fatica” perché raccogliere i fiori, estrarre i pistilli ed essiccarli per ridurli in polvere non è cosa da cinque minuti ma di giorni e giorni di intensissimo lavoro, e in Italia, a differenza di altri paesi produttori la manodopera costa.
Un altro grande problema che frena la nostra importazione risulta il continuo abbassarsi del costo dovuto all’adulterazione. Non esistono studi o statistiche ma la Commissione Europea ha stabilito che lo zafferano e tra i dieci alimenti più adulterati. Le associazioni dei consumatori consigliano la lettura attenta dell’etichetta e del paese di origine e l’acquisto dello zafferano in pistilli, più difficile da adulterare.
In Italia le aziende che si occupano della coltivazione dello zafferano sono circa 300 e la produzione italiana media non supera i 500-600 kg raggiungendo la cifra di circa 9 milioni di euro e ne importiamo in media in tutte le forme, pistilli, polvere e sfuso circa 10.000 kg ogni anno.
In linea teorica un bel mercato in continua espansione se non fosse che il maggior produttore al mondo di questa carissima spezia, ossia l’Iran dove si produce il 90% di zafferano per motivi di embargo, problematiche riguardanti i collegamenti e altro, ha abbassato i costi e molti importatori fanno a gara per accaparrarsi il maggior quantitativo; un’altra problematica per chi vuole iniziare questa avventura è sapere che lo zafferano è un prodotto di nicchia e che l’esportazione verso i paesi europei ed asiatici è in continuo aumento ma che da soli non si va da nessuna parte.
Ed ecco entrare in gioco le parole magiche: il consorzio, l’associazione tra coltivatori, i venditori del know-how, di aziende import/export, mediatori, una filiera lunga un chilometro…ma dai 18-20 euro che è il prezzo del prodotto finito sul mercato qual è l’effettivo guadagno di un piccolo coltivatore all’inizio di questa straordinaria (sic!) avventura?… nessuno risponde!!!!
Le colture redditizie esistono, rendiamole tali, ma bene informati.
S.E.
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