di Antonino Crapanzano
Come sappiamo, con l’arrivo del periodo primaverile ed estivo, le zecche delle piante tornano ad essere presenti nelle nostre campagne ma anche nei centri abitati poiché anche i nostri animali domestici, soprattutto, vengono colpiti da questi parassiti.
Vediamo in dettaglio cosa sono le zecche, il loro ciclo biologico, la loro distribuzione, come prevenire e difenderci dai loro attacchi.
Indice
Cosa sono le zecche delle piante?
Le zecche delle piante appartengono alla classe degli Arachnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni, ordine degli Ixodidi. Si tratta di artropodi o Arthropoda (Latreille, 1829), un tipo di animali invertebrati, parassiti esterni di anfibi, rettili, uccelli o mammiferi dei quali si nutrono succhiandone il sangue, per questo chiamati ematofagi.
Le zecche presentano dimensioni che variano da alcuni millimetri a 1 centimetro circa, in base alla specie e allo stadio di sviluppo; hanno un corpo tondeggiante e il capo, che non è distinguibile dal resto del corpo, è dotato di un apparato boccale chiamato rostro mediante il quale penetrano la cute e succhiano il sangue dell’ospite.
Le zecche delle piante possiedono, come tutti gli aracnidi, quattro paia di zampe; il sesso maschile e femminile si distinguono, in particolare, per la presenza dello scudo dorsale che ricopre integralmente il dorso dei maschi e soltanto la parte anteriore nelle femmine; sono di colore bruno-grigiastro e hanno la grandezza di una lenticchia.
Dobbiamo sottolineare che le zecche delle piante non volano semplicemente perché sono prive di ali, non saltano e non cadono dagli alberi, infatti, vivono a terra, sull’erba o sulla lettiera dei boschi.
La distribuzione
La diffusione di questi aracnidi riguarda tutto il pianeta e si conoscono circa 900 specie raggruppate in tre famiglie, le principali presenti in Italia sono le Argasidae o zecche molli e le Ixodidae o zecche dure.
Le prime sono chiamate così perché sprovviste di uno scudo dorsale e comprendono due generi: Argas e Ornithodorus; le seconde, invece, hanno uno scudo dorsale chitinoso e comprendono cinque generi: Ixodes, Hyalomma, Rhipicephalus, Dermacentor, Haemaphysalis.
Le zecche del genere Ornithodorus si nutrono generalmente degli uccelli, in Italia la specie più comune è Argos reflexus detta anche zecca del piccione; le specie più rilevanti dal punto di vista sanitario, diffuse in Italia e in Europa sono:
- Ixodes ricinus (Linnaeus, 1758) o zecca dei boschi;
- Rhipicephalus sanguineus (Latreille, 1806) o zecca del cane;
- Hyalomma marginatum (Koch, 1844);
- Dermacentor reticulatus (Fabricius, 1794) o zecca degli acquitrini.
Le zecche delle piante vivono preferibilmente in ambienti dove la vegetazione erbosa e arbustiva sono ricche, preferibilmente nelle aree verdi come prati, giardini, boschi e pascoli, con un clima fresco e umido ma, essendo di dimensioni molto ridotte, possono essere veicolate facilmente dai cosiddetti “animali spazzini” quali topi e colombi.
Questi animali possono trasportare le zecche in ambienti dove la vegetazione è rada e dove vi è un clima prevalentemente caldo e umido.
Durante le stagioni più fredde dell’anno, le zecche delle piante vivono in letargo e si proteggono dalle avversità climatiche sotto le pietre o la vegetazione stessa, potendosi interrare fino ad una profondità di 10 cm circa.
In campagna resteranno riparate nell’erba o nei cespugli, aspettando il passaggio dell’ospite sul quale aggrapparsi. Nei centri abitati, invece, le zecche delle piante si ripareranno nelle fessure dei muri, nelle crepe e nelle strade, nel periodo invernale; in estate si muoveranno alla ricerca dell’ospite da parassitizzare come cani, gatti e anche l’uomo.
Sfiorandolo, questo piccolo parassita si porterà sulla cute, sui peli o sugli abiti dell’uomo mediante speciali ventose e comincerà a cercare il sito dove poter infiggere l’apparato boccale per succhiarne il sangue.
Zecche delle piante: il ciclo biologico
Il ciclo biologico delle zecche delle piante può svolgersi su un solo ospite oppure a carico di due o tre diversi ospiti e si sviluppa in quattro distinti stadi: uovo, larva, ninfa e adulto. Dopo che le uova si schiudono, perché avvenga il passaggio da uno stadio al successivo, le zecche hanno bisogno del loro pasto di sangue.
Il pasto potrà compiersi nell’arco di ore per le zecche molli, di giorni o settimane per le zecche dure; entrambe le specie resteranno attaccate all’ospite che potrà essere scelto tra diverse specie animali come cani, cervi, cinghiali, scoiattoli o perfino l’uomo.
Come abbiamo detto in precedenza, la loro attività è legata a determinati valori di temperatura e umidità e per questo motivo, con l’arrivo della bella stagione, le zecche vanno alla ricerca del loro ospite attratte da anidride carbonica, calore corporeo e dalle vibrazioni causate dal movimento degli ospiti.
La temperatura ottimale per la schiusa delle uova è compresa tra 15 e 20°C; la femmina ne produce in grandi quantità che saranno avvolte da una sostanza in grado di tenerle unite e proteggerle dalla disidratazione.
Le nuove larve sentiranno subito la necessità di effettuare un pasto e si porteranno sugli steli dell’erba o si sposteranno, attratte dagli stimoli fisici e chimici dell’ospite. Generalmente le zecche delle piante resteranno sull’ospite tra 2 e 7 giorni, dopodiché si lasceranno cadere in maniera spontanea.
Il loro morso è indolore perché questi parassiti emettono una sostanza che contiene principi anestetici.
Malattie e pericolosità per l’uomo
Il morso delle zecche non è pericoloso per l’uomo di per sé; i rischi sanitari derivano dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse dalle stesse, in qualità di vettori, e che potranno essere causate da vari microrganismi come protozoi, batteri e virus.
Infatti, la pericolosità delle zecche per l’uomo è dovuta all’azione tossica delle sostanze contenute nella saliva del parassita, in particolare delle zecche molli e alla capacità di trasmettere microrganismi responsabili di malattie, come appena detto.
Molto pericolo è il rigurgito delle zecche, all’interno dell’ospite, durante il pasto che sarà caratterizzato dall’alternanza di fasi di assunzione e fasi di rigurgito che permetteranno al parassita di liberarsi di gran parte della componente liquida del sangue.
Le patologie infettive che possono essere trasmesse dalle zecche e che presentano una importanza epidemiologica nel nostro Paese sono:
- encefalite da zecche o TBE;
- malattia di Lyme;
- rickettsiosi o febbre bottonosa; e inoltre:
- febbre ricorrente da zecche;
- tularemia;
- meningoencefalite da zecche;
- ehrlichiosi.
Prevenzione e misure di difesa
Quando ci si reca in ambienti ideali per le zecche delle piante come la campagna e le aree boschive, esistono alcune precauzioni che permettono di ridurre la possibilità di entrare in contatto con le zecche o individuarle rapidamente, per questo motivo è consigliabile:
- indossare abiti chiari che permettono di individuare le zecche più rapidamente, coprire le estremità del corpo, soprattutto inferiori, con stivali o calze chiare, utilizzare pantaloni lunghi;
- non addentrarsi nei luoghi in cui l’erba è alta ed evitare di toccarla, per quanto possibile;
- al rientro dall’escursione, controllare attentamente il proprio corpo, gli indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti che tendono a localizzarsi su capo, collo, fianchi e dietro le ginocchia;
- spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno dell’abitazione;
- trattare gli animali domestici con prodotti acaro repellenti prima di uscire in escursione.
Se si individuano zecche sul proprio corpo, dovranno essere rimosse velocemente perché la probabilità di contrarre un’infezione sarà direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite, infatti, la zecca rigurgiterà parte del suo pasto soltanto dopo alcune ore.
Infine, in commercio possiamo trovare prodotti repellenti e piretroidi che possono essere spruzzati direttamente sugli abiti.
Rimozione delle zecche delle piante
Vediamo come rimuovere le zecche nel caso in cui dovessimo trovarne sul nostro corpo:
- afferrare la zecca con una pinzetta il più possibile vicino alla superficie della pelle, cercando di effettuare un movimento di rotazione;
- non schiacciare il corpo della zecca per evitarne il rigurgito;
- disinfettare la cute prima e dopo la rimozione;
- evitare di toccare la zecca a mani nude;
- rimuovere il rostro con un ago sterile se rimane all’interno della pelle;
- bruciare la zecca;
- osservare la comparsa di eventuali segni di infezione circa 30-40 giorni dopo;
- rivolgersi al proprio medico nel caso in cui si nota un alone rossastro che si ingrandisce o si ha febbre, mal di testa, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi.
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